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Cosa c’è dentro la Piramide Cestia?

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Una descrizione della Piramide Cestia, con rassegna della sua composizione interna ed esterna, funzioni ed evoluzioni successive.

No, non siamo nella Piana di Giza, in Egitto. Siamo a pochi metri da Porta San Paolo, lungo la via Ostiense a Roma. Parliamo oggi della notissima Piramide Cestia; chi non conosce la Capitale sicuramente si sarà chiesto che cosa ci facesse un simbolo proveniente dall’altra parte del Mediterraneo nel cuore d’Italia. È presto detto. I romani erano culturalmente delle spugne. Come hanno fatto con i greci dopo la conquista della penisola ellenica,  seguito dell’appropriazione dell’Egitto nel 30 a.C. ecco che sono andati di moda i modelli egiziani. Ecco quindi una piramide a Roma che, sia chiaro, sono banalmente dei sepolcri. Non per la gente comune, ma per ricchissimi personaggi in vista presso la società dell’epoca.

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La Piramide di Caio Cestio. In latino: Sepolcrum Cestii

Arreca in sé la sua stessa funzione; Sepolcrum Cestii, banalmente. Una tomba romana a forma di piramide di stile egizio. La sua storia è cinica, ma ci racconta molto bene alcuni dettagli del funzionamento della società romana a ridosso dell’anno zero. È stata costruita a Roma tra il 18 e il 12 a.C. ed è ad oggi parte del perimetro del cimitero acattolico costruito invece molto dopo, tra il XVIII e il XIX secolo. La sua realizzazione era finalizzata alla sepoltura di Caio Cestio Epulone (o Gaio Cestio), membro della corporazione dei Septemviri Epulones, un collegio sacerdotale. Caio Cestio la inserì espressamente nel suo testamento. E dispose, questione interessante, che i suoi eredi innalzassero il sepolcro entro 330 giorni, pena la perdita della loro ricca eredità. Peraltro la cosa è testimoniata letteralmente in una iscrizione scolpita sul fianco est dell’opera. “Opus absolutum ex testamento diebus CCCXXX, arbitratu (L.) Ponti P. f. Cla (udia tribu), Melae Heredis et Pothi l(iberti)“. Pare che, vista la posta in palio, gli eredi riuscirono nell’intento anticipando il fine lavori di qualche giorno. I materiale principale di cui è composta la piramide è il calcestruzzo, ma la copertura è in marmo di Carrara. Dall’altezza di 36,40 metri, domina una base quadrata di circa trenta metri per lato e una piattaforma di cementizio.

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Dentro la Piramide

Come sappiamo, la Piramide Cestia, al pari di quelle egizie, costituisce una tomba. Al suo interno è presente un’unica camera sepolcrale delle dimensioni di 5,95 x 4,10 metri di larghezza e 4,80 metri di altezza. La cubatura costituisce poco più dellì1 percento di volume complessivo. Va sottolineato che su entrambi i versanti ovest ed est è presente l’iscrizione del nome, del ruolo e dei titolo di Gaio Cestio. Sul muro est, invece, la testimonianza scritta della cronaca rispetto all’opera.

Una descrizione della Piramide Cestia, con rassegna della sua composizione interna ed esterna, funzioni ed evoluzioni successive.
L’iscrizione sulla Piramide Cestia

La scelta dei materiali

In uno studio comparativo con le ben più maestose piramidi egiziane presenti prevalentemente sulla Piana di Giza, apprendiamo l’importanza del calcestruzzo in ordine agli edifici e ai monumenti della Roma Antica. Questo materiale è responsabile della possibilità tout court di realizzare una piramide in terra italica. Una resistenza strutturale che si impernia però su una morfologia più slanciata rispetto a quelle egiziane, permettendo così anche il raggiungimento di una certa altezza in sede di realizzazione.

Epoche successive

Successivamente le trasformazioni dell’Urbe hanno coinvolto anche l’area della Piramide Cestia. Il monumento nel III d.C. fu inglobato all’interno delle Mura Aureliane. Così mutò la sua stessa funzione venendo a costituire un bastione. Il suo accesso corrispose da allora una posterula (porta di piccole dimensioni, ndr) che permetteva di raggiungere strategicamente una strada secondaria. Secondo molti studiosi è questa la ragione per la quale la costruzione si salvò dalle spoliazioni che afflissero tutti i rivestimenti di marmo dei monumenti antichi. Nel Medioevo, invece, alcune credenze popolari facevano coincidere la nostra piramide alla Meta Remi collegandola con un’altra piramide, indicata come Meta Romuli. La Meta Romuli è esistita fino al 1499 nel rione Borgo, demolita poi da Papa Alessandro VI.

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