Il campanilismo tra Roma e Milano è anche una questione di toponomastica. Non ci credete? Vi basti pensare che sulle circa 4.000 vie che compono il tessuto urbano del capoluogo meneghino, non ce n’è una dedicata a Roma. Al contrario, in una traversa di via Nazionale, a Roma, si può traquillamente percorrere via Milano. Quali sono le ragioni che hanno portato la città lombarda a cancellare dalle sue mappe la Capitale? Scopriamolo insieme.
Quando comparvero le prime vie intitolate a Roma?
In quasi ogni città d’Italia c’è almeno una via dedicata a Roma. È una scelta dovuta non a tradizioni o frutto di luoghi comuni, ma a una precisa legge approvata durante il fascismo. Nel 1931 Benito Mussolini, allora presidente del Consiglio del Regno d’Italia, emanò infatti un ordinamento che imponeva a tutti i comuni italiani di intitolare una via non secondaria a Roma.
L’ordinamento serviva a celebrare il decennale dal trionfo fascista impresso grazie alla “marcia su Roma”, che segnò nel 1922 l’ascesa di Mussolini con il Partio Nazionale Fascista. Dal 1932 perciò tutti i comuni italiani si adattarono all’ordinamento omaggiando il Duce e il suo insediamento. Come si poteva apprendere dall’emanazione dell’epoca, “d’ordine di S.E. il Capo del Governo, tutti i centri urbani abbiano intitolata, con l’inizio dell’anno decimo, una via non secondaria al nome di Roma… 1º agosto 1931”.
Oggi la via Roma è una dicitura perciò comune nelle città italiane, così come via Guglielmo Marconi, dedicata all’inventore del telefono, e via Giuseppe Garibaldi.
Tra Roma e Milano, controversie sulla toponomastica
Il dictatum di Mussolini fu recepito inizialmente dal Podestà di Milano, Marcello Visconti di Modrone, ma solo durante la dittatura, per poi essere abbandonato. Così Corso di Porta Romana divenne Corso Roma, come cadde il fascismo però, il viale milanese tornò alla dicitura originale.
L’esclusione di Roma dalle mappe milanesi comunque non è sfuggita ai precedenti sindaci della Capitale. Nel 2005 per esempio, l’allora primo cittadino, Walter Veltroni, chiese a Gabriele Albertini, al tempo sindaco di Milano, le ragioni di tale assenza. Albertini fu preso alla sprovvista e tergiversò prima rispondendo “Non credo”, per poi sostenere che “se Veltroni ha verificato quest’assenza, la faremo”. Ovviamente a Milano non risulta ancora una via dedicata a Roma, a distanza di anni.
Oltre Milano: un’altra città che rinuncia a Roma
Milano però non è l’unica città che si oppose all’ordinamento di Mussolini. Anche Napoli, al polo opposto dello stivale, fu protagonista di una controversia sulla toponomastica in onore della Città eterna. Non tutti sanno che l’attuale via Toledo prima si chiamava anche via Roma.
Le origini di via Toledo risalgono al XVI secolo, quando il vicerè don Pedro Alvarez de Toledo decise di realizzarla per facilitare i collegamenti delle truppe borboniche con i Quartieri spagnoli e per limitare la fogna a cielo aperto da cui arrivavano i liquami della collina.
Quando Vittorio Emanuele II riuscì a entrare nella Capitale nel 1870 e a porre fine allo Stato Pontificio, il sindaco di Napoli, Guglielmo Capitelli, decise di celebrare la vittoria trasfomando via Toledo, il corso storico che attraversa i quarieri spagnoli, in via Roma. Ai napoletani però questa scelta non piacque e quindi per vario tempo la strada fu battezzata “Via Roma già Via Toledo“ per non scontentare nessuno. Per quasi 100 anni entrambi i nomi furono utilizzati a indicare la stessa via, lunga quasi 1 km, piena di vetrine, negozi e tappa fissa di tantissimi turisti. Tornò via Toledo solo nel 1980, una delle vie più belle di tutto il centro della città partenopea.
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