Picchiati, minacciati e terrorizzati: così venivano trattati i piccoli bambini dell’asilo di Pomezia
“Mamma mi picchia, non voglio tornare a casa”
Il professionista, nelle prime ore della mattina, era sceso dal suo studio per andare a prendere un caffè. “Scendo e trovo sdraiato in terra un bambino, completamente nudo e scalzo, mentre fuori diluviava e non era affatto caldo“, scrive in un posto su Facebook. Contattato da noi de Il Corriere della Città Picchiarelli ha spiegato che: “L’ho coperto, e gli ho detto che bisognava che ritornasse a casa, in quanto la mamma era sicuramente preoccupata. Ma in un misto di francese e italiano mi ha detto che la madre lo picchiava, e per questo era scappato“. Ed effettivamente, anche se l’avvocato ha sottolineato che sul corpo del bimbo non vi erano lividi, il fatto che fosse nudo potrebbe testimoniare una fuga improvvisa, dovuta allo spavento. Ipotesi. Insieme ad un ragazzo che lavora in un negozio vicino allo studio legale, Picchiarelli veste il piccolo, lo tranquillizza, lo prende in braccio e se ne prende cura fino all’arrivo di Polizia e 118. “Mi racconta di avere sei anni, che a settembre sarebbe andato a scuola e tante altre cose“.
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“Non riesco a togliermi dalla mente il suo sguardo perso nel vuoto”
Già. Un essere umano sarebbe stato colpito soprattutto da questo. Come sia stato possibile che questo sguardo non sia stato colto da altri, che in quelle ore trafficano giocoforza nelle vie cittadine, non si sa. Si sa solo, per l’appunto, che di persone attorno a Mamadou ce n’erano sicuramente tante. Ma l’unico essere umano tra queste è stato l’avvocato Picchiarelli. “Intanto arriva la polizia e l’autoambulanza che avevamo prudenzialmente contattato e anche loro si sono prodigati per portare indumenti e calore umano. Mamadou è probabilmente tornato nel centro da cui era fuggito ma non riesco a togliere dalla mente il suo sguardo perso nel vuoto tra paura e smarrimento e il fatto che sia potuto accadere che un bambino di sei anni cammina nudo e scalzo sotto la pioggia in una delle vie centrali più trafficate di Viterbo a quell’ora senza che nessuno si sia fermato“, insiste infatti il legale. Mamadou è invisibile “perché la sua fragile esistenza ci richiama alle nostre responsabilità sbattendocele in faccia“. Mamadou è un fantasma “che i tanti onesti cittadini che a quell’ora attraversavano Viterbo hanno preferito non vedere“. Mamadou è quello che non vogliamo sapere di noi stessi, fragile specchio di anime imperfette. “Buona vita, piccolo Mamadou. Anche se questo mondo non sarà facile“, conclude il buon Picchiarelli.
Grazie avvocato. Grazie perché c’è chi guarda scegliendo di non vedere. E lei non è così.