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‘Pusher per necessità’, spaccia per curare la moglie: il giudice lo assolve

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Un uomo di 48 anni è stato assolto dal Gip di Roma nonostante la attività di spaccio. Doveva curare la moglie e mandare a scuola il figlio.

Il gap tra lecito e non lecito, tra legale e giusto. L’impatto reale della vita di tutti i giorni rispetto ai tempi e alle modalità di funzionamento della società. Sembrano parole vuote, di circostanza. Ma è esattamente ciò che accade ogni giorno, certamente di difficile comprensione per i ceti più agiati. È la storia, ad esempio di un 48enne romano arrestato per spaccio di stupefacenti. “Lo faccio perché sono rimasto improvvisamente senza lavoro. Il sussidio di disoccupazione ancora non arriva e io devo curare mia moglie e mandare a scuola mio figlio“. Scuse? Pare di no, perché il Gip gli ha creduto, tenendo in considerazione anche la modica quantità di cocaina che l’uomo aveva con sé. E la presenza di un unico piccolo precedente penale sul suo casellario risalente a venti anni fa.

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“Le do un’occasione. Ma non potrà andarle sempre bene”

Così il Giudice per le Indagini Preliminari rivolgendosi al 48enne, aggiungendo che: “Mi auguro che con il sussidio di disoccupazione lei possa trovare delle entrate lecite per mantenere la moglie malata e il figlio che deve andare a scuola“. Dopo aver accolto la richiesta di giudizio immediato ha quindi rigettato l’istanza del Pm che ha chiesto invece otto mesi di reclusione. Accolta la richiesta di assoluzione del difensore, che insisteva sulla modica quantità. L’uomo, infatti, era stato fermato per un controllo il 26 agosto scorso dai carabinieri dalla stazione Città Giardino. Nell’auto presa a noleggio i militari hanno trovato sette dosi di cocaina e 280 euro in contanti, verosimilmente prodotti dall’attività di spaccio.

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Il racconto del 48enne

L’uomo ha dettagliato i fatti, raccontando che era stato contattato da un conoscente via Whatsapp. Così riceveva tutte le informazioni relative alla compravendita, dal luogo in cui recuperare l’auto a quello dove reperire lo stupefacente. Non ha voluto svelarne l’identità, forse per paura, ma ha specificato il funzionamento della rete di spaccio. Gli inquirenti hanno però verificato la veridicità del suo racconto rispetto alla situazione di indigenza e allo stato di salute della moglie, ed è per questo che è stato creduto. “È una occasione che le si sta dando, ma non potrà andarle sempre bene“, così il Gip ha assolto l’uomo.

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