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Perché a Piazza Navona c’è una testa incastonata nel muro? Una storia terribile

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testa nel muro

Anche oggi parliamo di una curiosità della nostra amata città, Roma. E ce ne andiamo in una delle piazze più belle non solo della Città Eterna, ma di tutta Italia e, perché no, di tutto il mondo: Piazza Navona. Alzi la mano chi sa che al civico numero 34 c’è una testa di marmo che sporge solitaria dalla facciata. Di seguito, vi raccontiamo questa curiosità.

Un po’ di storia

Piazza Navona è uno dei complessi urbanistici più spettacolari e caratteristici della Roma barocca. La piazza è delimitata dagli edifici che sorsero sui resti dello Stadio di Domiziano, della cui pista sono conservate la forma e le dimensioni.

Piazza Navona

L’originale forma della piazza attuale, infatti, imita fedelmente il perimetro dell‘antico stadio che Domiziano fece costruire nell’86 d. C. per la pratica di gare di atletica e corse di cavalli. I resti di questa antica struttura si trovano a 5-6 metri al di sotto dell’odierno piano stradale ed è possibile vederli ancora sotto un palazzo moderno in Piazza di Tor Sanguigna e nei sotterranei della chiesa di Sant’Agnese in Agone. Il nome moderno della piazza deriva dal termine Agones che in latino vuol dire appunto ‘Giochi’.

Piazza Navona è stata nei secoli teatro di feste popolari, corse e giostre. Dal XVII secolo fino alla metà del XIX, i sabati e le domeniche di agosto, piazza Navona, che allora aveva il fondo concavo, veniva in parte allagata per offrire refrigerio e svago ai romani.

La curiosità di oggi: perché a Piazza Navona c’è una testa incastonata nel muro?

Oggi siamo a Piazza Navona, una delle mete più belle e iconiche di Roma. Tra le tante curiosità che ruotano attorno a questo incantevole luogo, ce n’è una che forse non avete notato. In un palazzo romano, precisamente al civico 34, è possibile vedere una testa di marmo che sporge solitaria dalla facciata. Qualcuno di voi l’aveva notata? Proviamo a spiegare il perché della presenza di questo volto solitario e il suo significato.

Secondo un’antica tradizione popolare, sembra che nella seconda metà del Cinquecento papa Sisto V amasse mischiarsi alla folla, travestito da popolano, per misurare il proprio livello di popolarità tra i romani. Il Papa si toglieva gli abiti pontifici, vestiva altri abiti meno eleganti e mischiandosi tra plebei e gente comune ascoltava, cercando di non essere riconosciuto, cosa pensasse realmente la gente di lui.

Un giorno, intrattenendosi in un’osteria in piazza Navona, ascoltò e sentì i discorsi di un oste, che rivolse giudizi molto critici verso il potere papale. L’oste infatti si lamentò, insultando ripetutamente il Papa, a causa di una nuova tassa sul vino. Il giorno dopo l’oste trovò montato un patibolo davanti alla sua bettola e questo lo rese contento, perché pregustava un buon incasso per la gente che si sarebbe ritrovata lì vicino; in realtà il patibolo era destinato alla sua testa, che venne tagliata. Il povero oste infatti fu fatto arrestare e subito dopo giustiziato.

La testa sarebbe di un antico oste

Gli amici allora decisero di fare una cosa unica nel suo genere. Per commemorare il suo ricordo, decisero di far sistemare un ritratto dell’amico oste inserendolo nel muro. Ancora oggi quella piccola testa di marmo si trova lì, come monito e consiglio a non parlare in modo sconsiderato di nessuno davanti agli sconosciuti.

Testa piazza navona
Testa piazza navona – ilcorrieredellacitta.com

La testa si trova sulla parete di Palazzo Tuccimei (ex palazzo de Cupis), già noto per la storia della mano fantasma. A un occhio non attento la testa sfuggirà sicuramente, date le dimensioni ridotte del cranio e del volto. Ecco perché per vederla bisogna guardare con attenzione. Palazzo Tuccimei (già de Cupis Ornani) fu eretto nella seconda metà del XVI secolo, su un palazzetto e delle case limitrofe del secolo precedente.

La famosa testa di cui stiamo parlando si trova oggi vicino a un bar. Alcuni sostengono che si tratti semplicemente della testa di un fantasma ma la tradizione e i vecchi romani sostengono che la diceria sull’oste sia vera.

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