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Da quanti fiumi è bagnata Roma?

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Tevere

Il fiume simbolo di Roma è sicuramente il Tevere. Se si parla della Città eterna l’associazione con il principale fiume dell’Italia centrale con i suoi 405 chilometri di lunghezza viene naturale. Terzo fiume peninsulare per lunghezza, il Tevere nasce in Romagna dal Monte Fumaiolo, attraversa l’estremità orientale della Toscana, poi l’Umbria per arrivare nel Lazio, dove bagna Roma per gettarsi nel Tirreno.

Il Tevere attraversa quartieri storici della città

Il Tevere è parte integrante del tessuto urbano capitolino, attraversando quartieri storici come Trastevere, Testaccio, Ostia Antica e Ostia Lido, fino a sfociare a mare e deve il suo nome a una leggenda, secondo la quale Enea, profugo da Troia cerca di tornare in patria proprio risalendo il fiume che all’epoca si chiamava Abula, solo in seguito si chiamerà Tevere, in onore al dio del fiume Tiberinus. Ma sono anche altre le leggende legate al nome del fiume e, tra le altre quella secondo la quale sarebbe da ricondurre al re Tiberino Silvio che vi sarebbe annegato e l’altro all’antico nome etrusco Thybris.

Roma non ha solo il fiume Tiberinus, ce ne sono altri due: ecco quali

Ma il Tevere non è l’unico fiume che attraversa la Capitale, che, infatti, è attraversata da altri due corsi d’acqua: l’Aniene e l’Almone. Meno noto, ma altrettanto importante è il fiume Aniene che prende il suo nome dal latino Anio, re etrusco che nel cercare di superare questo corso d’acqua per raggiungere Cetego che aveva rapito la figlia, vi morì annegato. Nasce da Monte Tarino sui Monti Simbruini, scorre verso Trevi nel Lazio e Subiaco, fino a gettarsi nel Tevere alle porte di Roma.

Il mistero della villa di Nerone fatta erigere a Subiaco vicino all’Aniene

A quest’ultimo corso d’acqua è legato il mistero della villa fatta erigere da Nerone, nel territorio di Subiaco. Una dimora enorme che non avrebbe avuto una vita lunga visto che sarebbe stata prima colpita da un fulmine e a seguire proprio l’imperatore sarebbe stato colpito da una malattia che lo colpì dopo aver fatto il bagno in uno dei tre laghetti artificiali che erano stati realizzati ad hoc. Entrambi furono considerati presagi di sfortuna che indussero Nerone ad abbandonarla e tornare a Roma.

Meno conosciuto è il fiume Almone

Molto meno conosciuto è il fiume Almone. Sono tanti anche i cittadini romani che ne ignorano l’esistenza, eppure proprio a questo corso d’acqua i romani avevano attribuito sacralità. Partiva dalla sorgente sui Colli Albani, ai piedi di Marino e sfociava nel Tevere nei pressi della Garbatella, attraversando la valle della Caffarella. Oggi non raggiunge più il principale fiume di Roma, perché le sue acque sono state deviate al depuratore di Roma Sud, seppure attraversa il Parco regionale dell’Appia antica.

Un fiume sacro

La sacralità del fiume Almone è dovuto a un personaggio legato al mito dello sbarco di Enea. Ebbe ulteriore risalto dopo la Seconda guerra Punica quando venne destinato ai riti di purificazione in onore della dea Cibele. Le sue acque furono poi utilizzate per irrigare i campi, e in seguito, il secolo scorso per fini industriali.

L’importanza dei corsi d’acqua per la Città eterna

I corsi d’acqua che attraversano Roma contribuiscono ad attribuirgli il nome di Città eterna. L’acqua, di cui la Capitale era ricca, veniva considerata fondamentale per la sopravvivenza delle persone, purtroppo tra i tre fiumi principali l’Almone è quello che nel tempo è stato più trascurato, fino ad essere stato quasi abbandonato a se stesso. Al punto che diversi comitati cittadini si adoperano da tempo per preservare il parco dell’Appia antica e con esso si impegnano a restituire al corso d’acqua la dignità e l’importanza persa con il trascorrere del tempo.

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