Quando il sale cade a terra, porta realmente sfortuna? È uno delle tante credenze popolari che compongono la cultura folkloristica italiana, spesso in superstizioni che ci arrivano addirittura dai nostri nonni. Questo credo attorno a uno dei condimenti più utilizzati nel nostro Paese, è una costante ricorrente delle nostre nonne, che fin da quando siamo bambini ci avvisano di come “porti male” la caduta sul pavimento di questo prodotto.
Perché il sale porta sfortuna se cade in terra?
La storia italiana fa spesso i conti con la povertà vissuta da questo Paese. Già all’epoca dei romani, gli antichi erano grandi esportatori di prodotti per rendere sapido il mangiare. Spesso preso in zone lontanissime da Roma, tale essenza era già migliaia di anni fa costosissima ed era un lusso concesso solo alle famiglie nobiliari della Città. Passano i secoli, con questo condimento che rimane costoso fino alla metà del Dopoguerra italiano. Proprio i costi profumatissimi, leggenda vorrebbe che abbiano dato i natali al famoso detto, che i nostri avi non volevano finisse sprecato in terra.
Il sale e salario: un viaggio nella vecchia società
Povero o ricco, già dalla metà dell’Ottocento i cittadini volevano provare a portare sulle proprie tavole del mangiare decente e soprattutto commestibile. In tal senso, si ricercava il sale proprio per dare maggior gusto e intensità anche ai piatti più modesti come le minestre delle famiglie meno abbienti. Proprio attorno al famoso condimento, nasce la parola “salario”, ovvero il guadagno del lavoratore dopo le ore del lavoratore: soldi che oltre a farlo sopravvivere insieme alla famiglia, gli avrebbero permesso di salare le pietanze di casa.
Il lavoratore delle miniere di sale
Nei secoli scorsi, vi erano ben altri mestieri per le persone che volevano sopravvivere e che soprattutto non appartenevano a una casta nobiliare. Tra i lavori più umili e diffusi in Italia, per esempio, vi fu quello legato alle miniere di sale, peraltro molto diffuse all’interno del nostro Paese. Tanti uomini, infatti, avevano trovato mansione all’interno delle cave nella zona di Castrovillari, Volterra o addirittura il quadrante oggi conosciuto come la provincia di Agrigento.
I costi del sale e il commercio sul mare
Un tema che ha sempre contraddistinto la storia dell’Occidente e soprattutto dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo, è la tematica legata al dominio dei mari. Potere sulle rotte acquee che significava la possibilità di effettuare commercio da una parte all’altra del mare, mettendo in moto uno dei primi fenomeni di globalizzazione già in epoca greca. Tra i materiali più venduti, c’era il costosissimo sale, che vedeva rafforzati i propri costi proprio per i viaggi sulle rotte marittime (Antica Grecia, Roma, i persiani, i Fenici, etc).
Il sale e la salute della persona
Nelle varie credenze che hanno contraddistinto la storia italica nei secoli, la presenza del sale ebbe anche una dimensione legata al benessere della persona. Infatti, i romani utilizzavano il condimento per sconfiggere alcune forme di malattie o disfunzioni, che poi gli studiosi definiranno conseguenti alla mancanza di iodio all’interno del corpo: tra le più conosciute troviamo la stanchezza cronica, le calvizie, la fertilità, la depressione o l’aumento di peso (solo per citarne alcuni casi).
Il sale era caro perché faceva stare bene
Dalle geografie geopolitiche di un Occidente che non c’è più, alla dimensione medica dei nostri antenati. Il sale era caro, proprio perché era capace di far star bene i nostri avi. Una realtà che era ben conosciuta dai mercanti dell’antichità, che oltre ai costi del transito, valutavano a peso d’oro questa prelibatezza proprio per i profondi benefici che portava sul corpo umano. Ecco quindi come divenne necessario “stare attenti nel non sprecarla”.