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IL SIMBOLO DELLA DISCORDIA
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La guerra dei simboli. Anzi, del simbolo. In particolare, il simbolo di Forza Italia, che a Pomezia è diventato, per l’appunto, Forza Pomezia. L’immagine scelta dai 4 consiglieri comunali dell’ormai ex F.I. era praticamente identica a quella del partito di Berlusconi, tranne che nella seconda parola. E questo ha suscitato le ire di più di qualcuno a Pomezia, che è andato a riferire la “malefatta” ai vertici rimani, i quali sono immediatamente intervenuti. A metterci la faccia Ignazio Abrignani, deputato, avvocato e responsabile dell’ufficio elettorale del Popolo della libertà, che ha presentato una diffida alla Commissione elettorale del Tribunale di Velletri, attraverso la quale ha chiesto che il simbolo venisse respinto. E così è stato: lunedì 18 i quattro “dissidenti” – Massimiliano Cruciani, Paolo Ruffini, Omero Schiumarini e Walter Valentini – sono stati costretti a cambiare il logo, depositandolo nuovamente in Tribunale in attesa della convalida, arrivata ieri in tarda mattinata. A guardarlo bene, nel simbolo non ci sono grandi cambiamenti: l’idea iniziale resta la stessa, ma – fastidi e perdite di tempo a parte – forse a guadagnarci sono stati proprio gli ex forzisti, perché adesso, con i nuovi colori della scritta, la stessa fa risaltare ancora di più l’appoggio al sindaco uscente Enrico De Fusco, ricordando comunque le origini degli appartenenti alla lista. Non solo, il risalto dato dalla stampa nazionale alla vicenda è stato sicuramente una pubblicità non voluta, ma ben accetta, della lista nata dalla rottura con gli altri appartenenti al PDL, quasi tutti provenienti da AN. Il PDL pometino, quindi, credendo di fare un dispetto agli ex amici, forse ha fatto loro un favore. Che sia stato un ennesimo errore? Perché di sbagli quello che doveva essere il partito più forte di Pomezia e che quasi sicuramente, insieme ad una coalizione di centrodestra ampia e coesa, avrebbe vinto senza incertezze e di larga misura le amministrative di maggio, qualcuno ne ha fatto di certo, visto che adesso si ritrova con pochi alleati ed altrettante speranze di vittoria, soprattutto al primo turno. Ma le spaccature all’interno del PDL e tra il PDL ed i suoi alleati naturali non si limitano ai quattro ribelli ormai passati nel centrosinistra di De Fusco. Una delle più evidenti è quella quasi “casalinga” proveniente dalla Lista Polverini, che inizialmente avrebbe dovuto, così come alle Regionali di un anno fa, scendere in campo insieme al PDL. Invece a Pomezia la lista della Governatrice del Lazio ha deciso di andare per conto proprio, sottraendo così altri voti alla coalizione guidata dall’ex consigliere regionale Luigi Celori. E’ poi noto a tutti che anche molti altri partiti della stessa area hanno preferito creare un terzo polo, frammentando ancora di più il voto dell’elettore di centrodestra. Tutto a favore proprio degli ex Forza Italia, che ora possono tranquillamente dire che se ne sono andati per ragioni ben valide, visto che il loro esempio è stato seguito da molti altri. Che poi ognuno – tra quelli che hanno lasciato il PDL e la sua idea iniziale di coalizione – abbia preso una strada diversa poco importa. A giudicare quali di queste strade siano quelle giuste e quali sbagliate lo decideranno i cittadini fra poco più di tre settimane.