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Roma, fondi PNRR a rischio per le periferie, Gualtieri: “Questi finanziamenti sono vitali”

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Via Galopini a Tor Bella Monaca

Modifiche al Pnrr, rischiano anche Tor Bella Monaca, Corviale e Santa Maria della Pietà. La decisione del Governo di rimettere mano al Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbe mutare i lavori in aree già finanziate per la rigenerazione urbana di Roma. A cambiare sono anche gli umori del Campidoglio, che si era già aggiudicato per quelle aree gli appalti, per un valore di 180 milioni di euro. La scelta del Governo e del ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, rischia così di portare alla perdita dei finanziamenti per progetti ritenuti essenziali per Roma. 

La scelta genera perplessità infatti non solo all’opposizione, con il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, pronto a difendere i finanziamenti “vitali” per le periferie, ma anche in Fratelli d’Italia. Fabio Rampelli di FdI, vicepresidente della Camera, ha fatto sapere di aver chiesto nelle ultime ore sia al ministro Fitto, sia a Nicola Franco, presidente del Municipio IV di Roma, un incontro per comprendere come le modifiche al PNRR incideranno su Tor Bella Monaca nei prossimi mesi.

Quali sono i cantieri a rischio a Roma

La riformulazione del Pnrr, voluta dal Governo Meloni, prevede tagli da quasi 16 miliardi di euro, modificando 144 progetti dei 349 da realizzare, come Bruxelles impone a tutti i Paesi europei, entro il 2026.

Per quanto riguarda Roma, il piano prevede l’erogazione di 180 milioni di euro per la riqualificazione delle periferie, con particolare attenzione a Tor Bella Monaca, Corviale e Santa Maria della Pietà. Per quelle zone i cantieri sono stati già finanziati e, secondo l’iter progettuale, l’avvio dei lavori sarebbe dovuto arrivare per dicembre 2023. C’è da dire che quella del Governo al momento non è una decisione definitiva, ma una proposta, che comunque non trova d’accordo né l’opposizione, né tantomeno la maggioranza.

Tempi per i cantieri “strettissimi”

Il Parlamento europeo fissa al 2026 il termine ultimo per “chiudere” le opere di rigenerazione urbana. Come ricordato dallo stesso Rampelli, però, i collaudi richiedono tempi tecnici non programmabili. “I tempi dei cantieri sono strettissimi”, ha precisato, evidenziando la necessità di programmare le opere in modo diverso.

Il Campidoglio in realtà ha già aggiudicato gli appalti per la progettazione definitiva, ma le modifiche apportate dal Governo dispongono che per questa tipologia di interventi il de finanziamento dal Pnrr e lo spostamento su altre fonti. Quali siano nello specifico, ancora non è dato sapere. Non a caso le Regioni tuonano in queste ore per avere delucidazioni dal ministro Fitto, che ha tenuto a far sapere che non ci sarà alcun de finanziamento sulle opere già appaltate.

I progetti perciò andranno avanti, ma i rischi sono comunque da considerare. Secondo Rampelli, per esempio, i cantieri che potrebbero partire nell’autunno 2023 rischierebbero poi di trovarsi senza risorse. In quel caso, il pericolo è che non ci siano i soldi in cassa per pagare le ditte, portando a uno stop delle opere. Oltre che a un danno per i cittadini.

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