Paura nel carcere di Rieti, dove un detenuto ha aggredito un agente, ferendolo al collo. Il fenomeno delle aggressioni carcerarie non è novità, ma la situazione è allarmante, non solo per il sovraffollamento della struttura, ma anche nella gestione dei soggetti con problemi mentali, spesso non adeguatamente tutelati, come evidenziano le sigle sindacali della polizia penitenziaria.
Carceri sovraffollate, agenti a rischio
Il fenomeno delle aggressioni nelle carceri della Regione Lazio è di fatto sempre più dilagante, sopravvenendo all’ordine pubblico. L’ultimo caso risale a ieri pomeriggio, 2 agosto, da parte di un detenuto italiano: l’uomo, intorno alle 18, ha aggredito un’unità di polizia penitenziaria nel carcere NC CC di Rieti. L’agente è stato colpito al collo con una lametta. Non sono noti i motivi di tale aggressione, anche se secondo le ricostruzioni pare che il detenuto sia affetto da problemi psichiatrici, che possono aver istigato il soggetto. Nonostante i momenti di tensione, risulta che l’assistente C.C. sia stato dimesso e abbia ricevuto una prognosi di 7 giorni.
Fns Cisl Lazio: “Autori di reati spesso non imputabili per disturbi mentali”
L’accaduto riflette un problema preesistente nelle strutture penitenziarie del Lazio. “Il sovraffollamento regionale risulta infatti in aumento rispetto a luglio 2023”, spiega Massimo Costantino, segretario generale di Fns Cisl Lazio, “Con 922 detenuti totali, considerato che 6209 detenuti sono reclusi nei 14 istituti del Lazio, rispetto a una capienza regolamentare di detenuti che si attesta ai 5287”.
Ad aggravare la situazione, secondo Costantino, ci sarebbe anche l’iter giuridico a cui sono sottoposti i detenuti con problemi mentali. “Con la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari e la mancata modifica del Codice Penale, capita che a molti autori di reati, piuttosto che essere valutati come incapaci d’intendere e volere, rendendoli non imputabili, gli si attribuisca qualche disturbo mentale, espiando la condanna in un penitenziario ordinario”. Secondo il segretario generale, “Questa situazione si scarica sulla già congestionata condizione interna delle carceri, sovraffollate, spesso inadeguate strutturalmente, con aggressioni quotidiane per gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria”.
Due aggressioni in poche ore
Già ieri, 2 agosto, un altro agente era stato aggredito un agente della penitenziaria a Rieti, ma in una struttura ospedaliera. “Una persona sottoposta alla misura restrittiva presso una REMS, nei giorni scorsi è stata ricoverata presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Rieti e piantonato dal personale di Polizia Penitenziaria”, comunicava ieri in una nota il Coordinatore regionale Ciro Di Domenico della FP CGIL Polizia Penitenziaria, “Nella serata di martedì 2 agosto, lo stesso ha sferrato un pugno alla testa a uno dei Poliziotti ferendolo all’orecchio”.
Stando all’associazione di categoria, l’aggressore, quando era ancora in carcere, “aveva già commesso episodi di violenza contro la Polizia Penitenziaria e l’episodio del 2 agosto conferma il suo disordine mentale, avendo aggredito il poliziotto senza alcun motivo. Il protocollo d’intesa tra il Ministero della Sanità e quello della giustizia, sembrerebbe prevedere il piantonamento in ospedale da parte della Polizia Penitenziaria anche per quei soggetti che vengono ricoverati in ospedale provenienti da una REMS”.
I sindacati della penitenziaria scrivono alla Regione
I sindacati lamentano come i loro appelli restino inascoltati. “Il 20 giugno Fns Cisl Lazio, insieme alle altre rappresentanze sindacali del Lazio, aveva inviato al Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, una lettera in cui si evidenziavano le criticità delle carceri del Lazio, non ultime quelle legate alla gestione di detenuti con problemi psichiatrici”, ricorda il segretario Fns Cisl Lazio, Costantino, “Oltre a quelli attinenti alle Rems, chiedendo un’apposita convocazione urgente”. Sembra, però, che non ci siano state risposte dalle amministrazioni regionali. Per Fns Cisl Lazio, che esprime solidarietà al collega, occorrono urgenti e radicali interventi, “Il personale è stremato e così non si può continuare”.