Il cibo nelle carceri è un problema: lo stabilisce un’inchiesta apparsa sul Corriere della Sera. La situazione è critica.
“Dietro le sbarre a pane e acqua”. Questa frase fatta ha spesso popolato il dibattito sulla detenzione, ma il sistema carcerario scoppia e ha bisogno di essere riformulato e considerato diversamente. Gli istituti penitenziari sono sempre più pieni e le condizioni risultano spesso proibitive: non che si chieda ai detenuti di fare un “soggiorno estivo” – come ha ironizzato di recente qualche leader politico intervenuto sul tema – ma non è nemmeno accettabile venir meno ai diritti fondamentali.
Cibo e acqua, oltre le condizioni igienico-sanitarie. Nelle carceri italiane, con particolare attenzione alla suddivisione territoriale del Lazio, si torna a parlare di manutenzione e salvaguardia. Stavolta, però, ci sono di mezzo gli affari legati al cibo e le risorse di sostentamento. La situazione è la seguente: le gare d’appalto per le società di ristoro – come si legge sul Corriere della Sera – sono sempre le stesse e vincono i medesimi referenti.
Frode nelle carceri del Lazio: cibo e bevande nel mirino
Dati che fanno parlare e riflettere, soprattutto quando poi (secondo le statistiche) si viene a sapere che il trattamento non è dei migliori. Cibo scaduto e latte annacquato. Aspetti che possono far ammalare i detenuti e causare anche condizioni spiacevoli. In aumento il trend di denunce. Nel mezzo di questo vuoto, non mancano gli avventori pronti ad approfittare dell’instabilità generale. La situazione resta sotto la lente d’ingrandimento, ma se prima negli istituti di pena il problema erano i suicidi, adesso diventa il sostentamento.
Le condizioni limite non possono più andare avanti a lungo. “Mangiare è l’unico momento in cui ci sembra di fare una vita normale”, denunciano alcuni detenuti. Significa che il cibo avariato non è solo un’amara sorpresa, ma anche un rischio da cui molti non pensavano di doversi guardare. Anche perché, spesso, alternative non ce ne sono.