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“Io dovevo morire”. L’ombra di una associazione criminale dietro il pestaggio dell’allevatore? Intervista esclusiva a Marino Soldani

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Intervista a Marino Soldani, l'allevatore che nel giugno 2021 subì una brutale aggressione a Ponzano Romano presso la sua tenuta.
Io dovevo morire“. Esordisce così Marino Soldani, l’astrologo, attivista e allevatore appartenente ad una nota casata nobiliare che nel giugno 2021, in circostanze ancora da chiarire, fu pestato brutalmente da tre uomini all’interno della sua tenuta a Ponzano Romano. Frattura del cranio, plurime emorragie cerebrali, un timpano sfondato e danni a un occhio. Questa la sua situazione quando è stato ritrovato dai carabinieri di Monterotondo. Non si è trattato né di una rapina, né di un tentativo di furto nella prestigiosa tenuta. Solo Soldani, sembra, sa che cosa volevano quei tre uomini da lui quella sera. “È stato chiaramente un tentato omicidio, perché uno come me da anni dava fastidio a qualcuno“. Questo il refrain dell’eclettico 45enne. Lui non ha alcun dubbio: sarebbe stato un tentato omicidio. Ma la Procura di Rieti indaga solo per lesioni aggravate, e da due anni il fascicolo è secretato. Una cosa insopportabile per il protagonista di questa vicenda, che ci ha raccontato il contesto agghiacciante in cui è maturata la sua aggressione.

“Io ancora nel mirino di qualcuno che vuole farmi fuori”

Soldani, lei pare avere le idee molto chiare, rispetto a quel 25 giugno. Perché pensa di essere stato nel mirino di qualcuno che voleva farla fuori?

Penso ancora di esserlo, in questo mirino. Ancora oggi subisco strani sabotaggi presso la mia proprietà dove allevo decine di esemplari di Husky. Io dovevo morire, i cani dovevano andare in un canile e i miei parenti dovevano vendere la tenuta. Questo doveva succedere per chi mi ha aggredito.

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Ci aiuti a capire meglio.

La settimana del tentato omicidio io stavo attraversando un periodo molto bello della mia vita. Avevo superato il provino al Grande Fratello Vip, essendo io un famoso astrologo. Stavo costruendo le villette per i cani, inoltre. Ho investito fino a 400mila euro per questa struttura. Io mi ero però rifiutato di rivolgermi a tecnici e ditte edili che mi erano state sostanzialmente imposte. Altrimenti io queste villette non le potevo fare, capisce? Da una parte bisognava ingrassare queste ditte, dall’altra c’è l’elemento che io sono stato il presidente del comitato che bloccò la centrale a biogas dove, chi la voleva costruire, perse 50 milioni di euro. Secondo me c’è di mezzo anche il comune di Ponzano Romano. Un ex politico locale, ad esempio, che fu poi arrestato, era tra quelli che voleva la centrale.

Cosa ricorda della sera del 25 giugno 2021?

Il 25 giugno del 2021 rientravo a casa, avevo governato i cani e si trovavano nei box nei loro recinti. Ho preso la macchina e sono andato a cenare a ristorante a Orte. Torno poi a casa, e mentre ero in A1 mi chiama mia madre, alla quale dico che avevo finito di mangiare e che stavo tornando a casa. La fortuna ha voluto che quella sera mia madre fosse molto stanca e voleva andare a dormire presto. Quindi mi ha richiamato un po’ prima per sapere se fossi rientrato. A quella telefonata io non ho mai risposto. Arrivato presso la tenuta trovai il cancello aperto. Sono andato in paranoia; il tempo di scendere dalla macchina e ho scorto questi tre energumeni e si trovavano sul viale della mia proprietà, tra il cancello e il castello. Ho fatto appena in tempo ad urlare che mi si sono fiondati addosso. Pugni, calci e legnate in testa. C’è stato un momento in cui sono riuscito a scappare, rientrando in auto. Hanno però divelto la portiera, mi hanno tirato fuori. Hanno quindi continuato a massacrarmi, poi non ricordo più nulla. Ricordo solo i flash dei lampeggianti dell’ambulanza.

“Non mi hanno finito perché pensavano fossi morto”

Soldani, perdoni la brutalità della domanda. Ma se la volevano uccidere, come mai queste persone non si sono assicurate che lei fosse davvero morto?

Secondo me, visto il sangue che persi, gli autori del pestaggio hanno dato per scontato che lo fossi. C’era una pozza di sangue enorme attorno a me.

Ha potuto riconoscere qualcuno dei tre aggressori?

Uno dei tre aggressori io l’ho riconosciuto benissimo. Non troppo entrare troppo nei particolari perché c’è una inchiesta della Procura di Rieti. Io vivo in una delle più belle tenute della valle del Tevere. Sono isolatissimo e ho ancora paura. Quello dei tre che ho riconosciuto è comunque sotto indagine per lesioni aggravate.

Senta, poi lei è stato ricoverato presso l’ospedale Sant’Andrea.

C’è un problema anche con il Sant’Andrea. Infatti poi mi sono fatto curare in Toscana. Sono successe altre cose molto gravi. C’è anche in questo caso una inchiesta in corso della Procura di Roma. Mentre ero in prognosi riservata, tra la vita e la morte, alcuni medici fecero entrare dei carabinieri, della caserma di Ponzano che volevano notificarmi il sequestro del mio allevamento per presunti maltrattamenti. Quindi, pensi, mentre io ero assente qualcuno ha segnalato delle gravi irregolarità rispetto alla mia attività. Fu tutto archiviato, perché il fatto non sussiste. Ma mentre io rischiavo che riprendessero le emorragie, qualche medico del Sant’Andrea ha fatto entrare lo stesso i carabinieri, con il rischio che io mi agitassi e la mia situazione peggiorasse. È partita infatti una denuncia sia contro questi carabinieri sia contro i medici che li hanno fatti entrare, per violenza privata e sono tutti indagati.

“L’ombra di un noto politico locale dietro alla vicenda”

Per la segnalazione rispetto ai presunti maltrattamenti agli animali, lei cosa ci dice?

Solo per la questione della segnalazione falsa sul mio allevamento io sospetto fortemente ci sia dietro anche lui, un noto ex politico locale. Quando uscì la storia dei cani lui scrisse cose orrende. È stata una sua parente a far partire la segnalazione del tutto infondata, come poi è emerso. Però nel frattempo erano uscite fotografie, articoli di giornale, e io fui messo alla berlina inopinatamente. Per me è tutta una associazione, sono tutti d’accordo. E hanno avuto tutti l’interesse per farmi fuori e screditarmi perché io non mi sono piegato ai loro diktat.

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