Nel carcere minorile che ispira la storia della serie televisiva Mare Fuori, sembra di vivere una storia di violenza come in televisione. Sarà l’attenzione mediatica o l’idea che qualche detenuto si sia montato la testa, ora che la sua storia è stata d’ispirazione a un grande prodotto del piccolo schermo italiano. All’interno della casa circondariale di Nisida, infatti, accoltellamenti e risse ormai sono un abitudine con cui il personale penitenziario deve fare sempre più spesso i conti.
Boom di violenza nel carcere che ispira l’idea di Mare Fuori
Un carcere non è mai un posto tranquillo, specie poi se la casa circondariale si trova a ospitare volti vicini ai boss camorristici di Napoli. Perché indipendentemente dall’età, tanti giovani crescono con il senso del “codice d’onore” camorristico, dove un torto va sanato con il sangue e addirittura la morte. In tal senso, vivere Nisida non è stato mai un sogno, con una serie televisiva che forse ha fomentato ulteriormente gli animi più fumantini di quell’istituto minorile.
Nisida una polveriera di detenuti problematici
Oggi l’istituto minorile di Nisida ospita non solo detenuti partenopei, ma anche giovani che provengono da tutta Italia. A loro, poi, anche ragazzi stranieri che sul suolo italiano hanno compiuto gravi reati. A loro, vengono aggiunti anche detenuti con problemi psichici, in un’atmosfera che dimostra i fragili equilibri di questi spazi e soprattutto le difficoltà oggettive di chi deve gestire questo spazio.
In tal senso, il carcere minorile oggi non è solo teatro di faide tra membri di clan camorristici locali, ma addirittura di elementi violenti per propri disturbi psichiatrici. Oppure, come sta accadendo dagli ultimi tre anni a questa parte, di vere e proprie lotte intestine tra minoranze etniche, che cadono in gravissimi episodi di violenza tra loro membri o contro i detenuti italiani. Situazione dove, come vediamo, nessuno si fa scrupolo a tirare fuori il coltello e infilare la lama nel corpo di un altro ragazzo.
Foto: @Club Touring Viaggi