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Morte Falcone e Borsellino, per le Stragi del ’92 confermato l’ergastolo a Matteo Messina Denaro

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Matteo Messina Denaro morto

Un importante passo verso la giustizia riguardo le morti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, almeno oggi, sembra essere arrivato. Riguardo al processo per le Stragi del 1992, ovvero quella di Capaci e poi di via d’Amelio a Palermo, è stato condannato all’ergastolo il famoso boss mafioso Matteo Messina Denaro, considerato uno dei mandanti di quei sanguinari avvenimenti storici. 

L’ergastolo di Matteo Messina Denaro per le Stragi del ’92

A esprimersi nel processo sulla strage di Capaci e successivamente quella di via d’Amelio, di cui oggi risulta la ricorrenza, la Corte d’Assise di Caltanissetta si è espressa verso l’ergastolo a Matteo Messina Denaro. Una condanna che, come hanno sottolineato i giudici che hanno letto la sentenza, è stata confermata dalla giuria. Infatti, a prova della pesantissima condanna per l’ex “numero uno” di Cosa Nostra dopo Totò Riina, il riconoscimento come mandante materiale dell’uccisione delle toghe Paolo Borsellino e Giovanni Falcone nel 1992, con i due giudici palermitani che avevano aperto una vera guerra cittadina contro gli atroci crimini della Mafia. 

Il processo contro Matteo Messina Denaro e la reazione del padrino

Il collegio che si è espresso sulla figura, e quindi anche i crimini commessi, dall’ex boss mafioso Messina Denaro, è stato presieduto dal giudice Maria Carmela Giannazzo. La richiesta per la conferma dell’ergastolo a uno degli ex latitanti più famosi d’Italia, è arrivata dai procuratori generali Antonino Patti, Fabiola Furnari e Gaetano Bono.

Il padrino di Cosa Nostra è stato seguito, per questo processo, dall’avvocato Adriana Vella. Matteo Messino Denaro, forse nell’ennesima azione di provocazione verso i giudici di Caltanissetta e lo Stato italiano, ha deciso di non assistere al processo sulle sue sorti. Procedimento che, oltretutto, avrebbe potuto tranquillamente seguire dal carcere di massima sicurezza in cui è recluso, dove lo stesso Tribunale gli aveva offerto la possibilità di seguire l’evoluzione dell’azione penale attraverso un collegamento in remoto. 

 

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