Il caldo record incide anche sul lavoro. Quando è possibile richiedere la cassa integrazione: il punto dei sindacati.
Le temperature sono un problema anche sul lavoro. Basta guardare quello che sta succedendo in questi giorni di caldo torrido. Il colore viola sulle cartine italiane non è un caso. Indica il rischio di elevata gradazione di calore, in altre parole: le temperature non scendono e indicano come il cambiamento climatico sia all’ordine del giorno. Anno dopo anno fa sempre più caldo in estate e il freddo tarda ad arrivare. Quando c’è, crea problemi esattamente come l’eccessivo calore.
Evitare le calamità naturali è l’imperativo categorico, ma prima ci sono altre questioni ugualmente importanti da risolvere: quelle relative alla salute dei cittadini. Non basta, infatti, mettere i punti ristoro in giro per le città – Roma è un esempio, ma anche i capoluoghi nel resto d’Italia si stanno adeguando – occorre rivedere le priorità sul lavoro: “Non si può morire di caldo”, ammonisce Landini. Nel senso che, secondo il leader della CIGL e secondo l’INPS, ci sono alcuni tipi di impiego impossibili da svolgere con il barometro sopra i livelli di guardia.
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Caldo e cassa integrazione: le temperature incidono sul lavoro
Non è un caso che il Tribunale di Roma si sia praticamente fermato dopo il guasto simultaneo dei condizionatori. In attesa dei lavori, c’è la possibilità che l’orario di servizio venga modificato. La Legge, altresì, afferma anche che esistono alcuni lavori per cui – in vista del caldo – è possibile richiedere la cassa integrazione. Letteralmente: “L’Inps riconosce la cassa integrazione ordinaria in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell’azienda dispone la sospensione delle lavorazioni qualora vengano ravvisati pericoli o rischi per gli impiegati e lavoratori”.
In altre parole tutela della manodopera perchè – tenendo conto sempre di quello che afferma il Segretario Generale della CIGL – “È impossibile sottovalutare l’aumento delle temperature e un così sensibile cambiamento delle condizioni di lavoro”. Una metamorfosi notevole, dunque, ma per quali tipi di lavoro la Legge consente la cassa integrazione: in particolare per chi è addetto alla stesura del manto stradale, rifacimento facciate e tetti, ma anche le lavorazioni all’aperto che richiedono particolari strumenti di protezione.
Un caso che ha fatto da apripista, a partire dal 2017 quando questa Legge è entrata in vigore, è quello dello stabilimento Stellantis che ha mandato i lavoratori in cassa fin quando le temperature non sono diventate ragionevoli. I lavori usuranti hanno cambiato faccia, adesso variano in base al clima.