Sono cominciati i primi interrogatori dei ragazzi che hanno denunciato, per violenza sessuale, un professore di religione all’interno del Comune di Latina. I giovani, tutti maschi, seppur minorenni hanno cominciato a fornire testimonianze e prove cartacee delle accuse lanciate al docente, accusato di molestare i propri studenti attraverso le chat dei social network o addirittura in classe.
La violenza sessuale del prof di religione
Come riportato dai colleghi di Latina Oggi, una prova che inchioderebbe il docente girerebbe intorno a una foto inviata dal docente a un proprio alunno. All’interno della fotografia, infatti, l‘uomo risulterebbe in mutande disteso sul letto, con le gambe divaricate e in inequivocabili pose di sexting (il sesso virtuale).
Infatti, il docente era solito intrattenersi sulle chat dei vari social – Instagram, Facebook o WhatsApp – per parlare di sesso con i propri alunni maschi. Non certo dibattiti per confrontarsi sulla sfera della sessualità, ma bensì discorsi “spinti” dello stesso professore che erano volti a provocare gli studenti con cui interloquiva in privati, generando non pochi disagi a questi ragazzi.
Il presunto abuso sul nipote
Si continua a indagare anche su un caso di pedofilia, che anni prima avrebbero reso protagonista la stesso docente con un suo nipote. Secondo le prime indagini emerse in merito a questa storia, lo stesso professore avrebbe toccato nelle parti intime il giovane (forse nell’atto di masturbazione), all’epoca nemmeno quindicenne. Una dinamica che, se confermata, mostrerebbe la grande pericolosità del professore a contatto con degli alunni minorenni.
“Il prof in classe ci toccava il sedere”
Dopo la storia dei presunti abusi sessuali e la foto nudo, emerge anche un quadro dell’orrore attorno alle lezioni del docente. L’uomo, infatti, avrebbe provato più volte a palpare alcuni suoi studenti maschi, posando le mani prima sui mani e successivamente sui glutei. Accuse che, va specificato, lo stesso professore al momento sta rigettando, definendo il rapporto con gli alunni come “un momento dove questi ragazzi avevano trovato un punto di riferimento con cui parlare dei loro problemi”.