E’ la stagione degli Oscar e ieri sera tutti incollati davanti alla TV per seguire la premiazione più celebre, più luccicante, ingiogliellata e fantastica del cinema.
Come ogni anno, tanti i pronostici e tante le delusioni che stravolgono le aspettative sulla serata, ma erano scontati i premi come “Miglior attore” e “Miglior attrice”, rispettivamente dati a Di Caprio per “The Revenant” e Brie Larson per “The Room”; Mark Rylance, splendido interprete al fianco di Tom Hanks in “Il ponte delle spie”. “Mad Max: Fury Road” vince ben sei statuette, affermandosi come pellicola più vincente della serata, facendo incetta di quasi tutti i premi tecnici.
Ma l’orgoglio nostrano esce tutto con l’acclamazione di Ennio Morricone, premio Oscar per la colonna sonora del film diretto da Tarantino “The Hateful Higt”. Morricone, finora con diverse candidature per le sue ineguagliabili musiche, aveva ricevuto la famosa statuetta d’oro solo nel 2007 per la carriera.
Chissà se gli antichi greci, titolari della creazione del teatro o i fratelli Lumiere genitori del cinematografo, avrebbero mai immaginato il fascino del mondo della recitazione, dell’interpretazione. Tante le scuole che indirizzano e seguono i talenti del settore, si perché per recitare ci vuole scuola, studio, tecnica.
Per comprendere questo universo, siamo andati a vedere una lezione di recitazione, presso la scuola del M° Giuliano Leva, che insegna l’arte a ragazzi e gli strappiamo una intervista.
– Maestro il suo laboratorio teatrale FarTeatro, a che fascia d’età è rivolto e perché proprio quella? “Farteatro è rivolto ad una fascia di età tra i 10 e i 15 anni ed è un progetto che cerca di creare figure non solo attoriali, ma ha soprattutto lo scopo di far appassionare i ragazzi all’arte di Fare Teatro, di recitare, spingerli alla conoscenza anche di altri aspetti importanti della macchina teatrale: la scenografia digitale, la figura del fonico, il datore luci, lo sceneggiatore, il regista, il fotografo di scena e la divulgazione nel web tramite i social. Tutte figure fondamentali per la buona riuscita di uno rappresentazione, sia che si tratti di cinema che di teatro. Riteniamo che i corsi di farTEatro per questa fascia di età siano propedeutici alla crescita artistica del ragazzo.”
– Che tipo di lezione è quella della simulazione del fuoco e a cosa mira? “La lezione alla quale ha assistito fa parte di un percorso che i ragazzi hanno intrapreso già da un paio di mesi. Siamo partiti dagli “Elementi” per spingere i ragazzi all’immedesimazione. Trasformare l’Elemento in questo caso del fuoco, in corpo, suono e voce e, allo stesso tempo, attraverso l’immaginazione e le improvvisazioni, il montaggio delle scene. Gli stessi ragazzi a fine percorso, scrivono e sviluppano la sceneggiatura.
– Che metodo di insegnamento utilizza, in FarTeatro? “Nell’antico teatro greco, il complesso di più attori che si muovevano coralmente veniva e viene tutt’ora definito coro. Il coro eseguiva il canto e la danza nel luogo stesso dell’esecuzione.
Siamo partiti da questo percorso per creare, l’insieme. L’insieme è il comune accordo tra gli attori a trasformare e realizzare un percorso d’immedesimazione. Nel percorso i ragazzi (coro) interagiscono dandosi dei segnali convenzionali, questo fa acquisire fiducia e ritmo nel gruppo creando in loro la struttura necessaria durante uno spettacolo. Fiducia in se stessi e al gruppo.”
– Quali sono le differenza tra la recitazione teatrale e quella cinematografica? Dover imparare tutto a memoria e il contatto con il pubblico? “Naturalmente il teatro interagisce direttamente con una platea e l’energia che ne scaturisce è completamente diversa da quella che si può avere passivamente davanti ad uno schermo televisivo che filtra l’emozione. Nel teatro l’attore stabilisce con il regista degli accordi: tempo e ritmo delle battute, azioni e continuità, passaggi emozionali graduali, verità scenica live e, cosa fondamentale, tanta capacità mnemonica, non solo della memoria del testo ma anche delle situazioni e delle azioni da svolgere. Nel cinema o nella fiction diventa importante la capacità di minimizzare quindi cercare di far passare i propri stati d’animo e le proprie emozioni in maniera intensa davanti ad una cinepresa, naturalmente dietro a tutto questo c’è un grande lavoro di immedesimazione nel ruolo e il ciak in questo caso è d’aiuto se la prova d’attore non arriva come si desidera. Anche in questo caso la difficoltà dell’attore è riuscire a mantenere la concentrazione senza che realmente stia accadendo una determinata situazione o azione, quindi perde di continuità, cosa che non può accadere in uno spettacolo teatrale, buona la prima.”
Marina Cozzo