Roma. ”Il Piano è frutto di un lavoro durato un anno mettendo attorno a un tavolo tutti gli enti che lavorano sul tema dei campi rom. La delibera e le azioni che abbiamo deciso di intraprendere nascono quindi dall’ascolto non solo delle associazioni e degli operatori sociali ma anche di chi vive nel campo” – sono le parole dell’assessora alle Politiche sociali Barbara Funari parla di sei mesi di tempo per arrivare all’obiettivo. La notizia è riportata anche dall’edizione romana di Repubblica.
Il piano del comune di Roma per i campi rom
Il primo campo rom che verrà sgomberato è quello che si trova in prossimità di via Sebastiano Vinci. A supporto delle operazioni ci sono 500mila euro per le trentadue famiglie che si trovano all’interno del cosiddetto villaggio Cesare Lombroso. Come ribadito da Funari, la chiusura del campo rom è strettamente vincolata, però, anche ai tempi del Pnrr essendo adiacente al complesso di Santa Maria della Pietà, i cui padiglioni che lo caratterizzano hanno bisogno di essere riqualificati.
La fotografia della situazione nella Capitale
Tornando alla questione economica, in tutto sarebbero ben 13 i milioni messi a disposizione dal Comune per finanziare il Piano d’azione cittadino, al fine di superare concretamente il sistema dei campi tra il 2023 e il 2026. Il tutto approvato nella giornata di ieri in giunta. A ciò è stata anche allegata la fotografia fatta dal Comune sul contesto globale in cui dovrà intervenire con il suo piano. In tutti e sei i villaggi attrezzati di Roma Capitale, al momento, vivono ed abitano 2.261 persone così distribuiti:
- 669 in via Candoni
- 439 a Castel Romano
- 427 in via Salviati
- 350 in via di Salone
- 228 in via dei Gordiani
- 148 nel campo Cesare Lombroso
Disastro sociale e scarsa integrazione
Una popolazione di persone di origini montenegrine, bosniache, serbe e romene, il cui 51% è composto da donne. I minori, numericamente parlando, sono 1.015, pari al 44,8%. Purtroppo, il dato sulla loro istruzione è quantomai drammatico: solamente il 31,5% dei minori tra i 6 e gli 11 anni frequenta la scuola, mentre il 21,6% di quelli che hanno completato il ciclo primario non è andato a quello successivo. In sintesi, solamente l’1,2% è riuscito a conseguire la licenza media. In base a questi dati sconvolgenti, la scuola, la salute e i diritti fondamentali nei campi diventano una delle priorità del Piano, anche perché il 22% della popolazione rom, sinti, non ha documenti con sé.
Il progetto entro il 2026
”Abbiamo deciso di non calare dall’alto bandi il cui finanziamento da trent’anni a questa parte si è rivelato inutile — continua ancora Funari — Noi pensiamo che la chiave sia la co-progettazione da portare avanti attraverso avvisi pubblici, tra il Comune, i territori e chi opera in questo settore”. Per ciascun campo, verrà dunque avviato un progetto differente che dovrà essere attuato entro il 2026.