Tragedia nel primo pomeriggio di oggi, martedì 4 luglio, a Ostia. Un uomo è morto nelle acque antistanti la spiaggia Senape, a Ostia Ponente. Si tratta di una delle spiagge gestite dal Comune, dove non c’è il servizio di assistenza bagnanti.
Qui fare il bagno è a rischio e pericolo di chi entra in acqua. L’uomo, Arnaldo Talevi, era in spiaggia con la moglie tedesca: stava facendo una passeggiata dentro l’acqua, camminando immerso quasi fino alla vita. Proveniva dal porto, quando ad un tratto si è accasciato. Probabilmente un malore fatale, forse un arresto cardiaco. La moglie, spaventata, ha chiesto aiuto, ma – come detto – sulla spiaggia non c’era né un bagnino né tantomeno l’attrezzatura necessaria per poterlo soccorrere.
Uomo annegato a Torvaianica. Si lega alla boa, poi la tragedia: morto 50enne
Tragedia annunciata
L’uomo aveva in atto un infarto: probabilmente sarebbe bastato un defibrillatore o un massaggio cardiaco fatto in tempo per salvargli la vita. Ma non c’era né il defibrillatore né un bagnino competente per poter effettuare la manovra di salvataggio. L’uomo, di 83 anni, è stato comunque portato fuori dall’acqua, mentre venivano chiamati i soccorsi. Ma, accanto a chi si preoccupava, c’era chi continuava a prendere il sole o a giocare a pallone, indifferente al dramma e alla morte.
Sul posto sono arrivate, nel giro di poco più di un quarto d’ora, due ambulanze. E di seguito i Carabinieri, per gli accertamenti del caso. I sanitari hanno provato a rianimare l’uomo, ma ormai era troppo tardi. L’uomo è deceduto sotto gli occhi della figlia. La vicenda riaccende nuovamente la polemica della mancanza di assistenti bagnanti sulle spiagge libere di Ostia. Già lo scorso anno, nello stesso punto, un uomo aveva perso la vita, annegando mentre faceva il bagno. E adesso la storia si ripete, con una persona morta mentre passeggiava nell’acqua. Quante vittime ancora ci devono essere, prima che si decida di prendere provvedimenti? Prima che di capisca che fare il bagno è un diritto delle persone? Che mettere il divieto di balneazione non è una soluzione e che tuffarsi non è un privilegio per chi ha la possibilità di andare nei lidi a pagamento?
In pericolo anche chi prova a salvare
Come testimoniato dal nostro video, nelle spiagge non dotate di salvamento sono in pericolo non solo i bagnanti in difficoltà, ma anche coloro che si dovessero lanciare in loro soccorso. “Io in questi giorni mi sono prodigato per salvare già due persone – racconta un uomo – Tre giorni fa mi sono buttato nonostante avessi 40 punti per una ferita. E oggi ho fatto la stessa cosa con quest’uomo, che purtroppo è morto. L’ho sentito chiedere aiuto e non ci ho pensato due volte a tuffarmi per portarlo fuori dall’acqua. Ma non è servito a nulla, stavolta. Io però non sono un bagnino. E non ho competenze mediche né di primo soccorso. Penso che una situazione come questa sia allucinante, perché in acqua ci sono anche le buche ed è rischioso, questo salvataggio “fai da te”. Infatti quello che è successo oggi ne è la prova”.
Imbarazzante, poi, andare alle veglie o alle fiaccolate dopo che succedono le tragedie. Sarebbe molto meglio prevenirle, invece di mostrare fasce e frasi di circostanza. Lo si deve ai cittadini, ai turisti, alla gente. Perché ad andare al mare sono gli stessi che poi andranno alle urne. E se il voto fa comodo ai politici, facciamo almeno in modo che qualcosa faccia comodo ai cittadini.
(Video di Tiziana Romanelli)