Ieri a Roma durante l’udienza del processo, che vede imputati quattro esponenti dei Casamonica, s’è alzato un polverone che ha visto protagonisti il difensore del clan criminale e alcuni cronisti che nel luglio 2018 sono stati aggrediti mentre stavano riprendendo gli arrestati nell’ambito dell’operazione “Gramigna” a Porta Furba. Un processo che mette in luce il coraggio e la professionalità di quest’ultimi che non si lasciano intimidire dalle minacce e dalle aggressioni dei Casamonica, ma anche la determinazione della magistratura e delle forze dell’ordine a contrastare il potere e l’arroganza di una delle organizzazioni criminali più pericolose della capitale. Vediamo nel dettaglio che cosa è successo.
La domanda provocatoria del difensore che ha acceso l’aula
Il momento più acceso dell’udienza è stato quello in cui uno dei difensori dei Casamonica, rivolgendosi al giornalista del Tg2 Piergiorgio Giacovazzo, sentito come testimone, come riportato dall’Ansa, gli ha chiesto: “Non pensate di essere stati imprudenti ad andare con una telecamera a vicolo di Porta Furba, che la famiglia Casamonica considera di sua esclusiva proprietà?”. Una domanda che ha suscitato immediatamente la reazione del reporter, il quale ha risposto che si trovava lì, in un luogo pubblico, per svolgere il suo lavoro. Ma anche l’intervento del giudice, Valerio Di Gioia, che con molta decisione ha sottolineato: “Siamo in un’aula di giustizia e non credo proprio che qui si possa accreditare l’idea che esistano spazi pubblici inaccessibili per la stampa”.
L’aggressione ai giornalisti
Il fatto per cui i quattro Casamonica sono a processo risale al 17 luglio 2018, quando diversi giornalisti erano andati a documentare le operazioni delle forze dell’ordine a Porta Furba, dove erano stati arrestati alcuni membri del clan nell’ambito dell’operazione “Gramigna”. In quell’occasione, come si legge nel capo d’accusa, gli imputati, a vario titolo, con “minaccia e violenza” cercarono di costringere i cronisti a “desistere dall’effettuare videoriprese”. In particolare, i cameramen furono aggrediti, con telecamere strappate di mano, mentre altri lanciarono alcuni bastoni verso le troupe. Tra i giornalisti aggrediti ci furono anche Nello Trocchia, di Repubblica, e Micaela Farrocco, di La7.
La condanna in primo grado
Il processo ai quattro membri dei Casamonica è la continuazione di quello che si era concluso il 5 luglio 2022 con la condanna in primo grado dei quattro imputati per violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale. Nando Casamonica fu condannato a due anni e sei mesi di reclusione; Loreta Casamonica a due anni; Guerrino Casamonica a un anno e otto mesi; Loreta Casamonica a un anno e sei mesi. I quattro hanno poi presentato appello contro la sentenza.
La solidarietà della stampa nazionale
Nel processo si sono costituiti parte civile l’Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e la Rai, oltre ai giornalisti Bulfon e Giacovazzo, tutti rappresentati dall’avvocato Giulio Vasaturo. In aula era presente anche il presidente dell’Fnsi Vittorio Di Trapani, che ha espresso la sua solidarietà ai colleghi aggrediti e avrebbe ribadito il clima di intimidazione e di violenza che i giornalisti devono affrontare quando si occupano di criminalità organizzata. Una solidarietà da parte di tutta la stampa che mette in luce l’importanza di portare avanti il lavoro con professionalità e coraggio, perché la libertà d’ informazione è un bene prezioso per la democrazia e per la legalità.