Dopo la brutale aggressione di cui fu vittima nei mesi scorsi a piazza Trilussa, per la famosa “pantera” di Trastevere è venuto il momento di fare i conti con la giustizia. Il senza fissa di dimora ha risposto davanti al giudice del Tribunale di Roma riguardo un tentato furto presso un bar di piazza San Calisto, dove ieri sera è arrivato a minacciare il barista con il coltello per non pagare un pacchetto di sigarette.
Il tentato furto pensato da Er Pantera a Trastevere
Come sempre, il clochard si muoveva all’interno dello storico quartiere romano. La rapina al bar era solo l’ennesimo capitolo di una vita spesa tra furti, tossicodipendenza e rapine nelle attività commerciali. Un colpo andato male però ieri sera, dove ad aspettarlo c’erano anche i militari e i Carabinieri. Gli uomini dell’Arma, infatti, lo hanno arrestato in flagranza di reato, prima disarmandolo e successivamente bloccandolo a terra. I giudici già stamattina ne avevano convalidato l’arresto, trovandosi per l’ennesima volta davanti a un “caso Pantera” dentro il Tribunale di Roma.
La condanna del clochard
In aula a piazzale Clodio, i giudici ne hanno disposto l’arresto con obbligo di firma. Al termine del rito abbreviato, il famoso clochard di Trastevere è stato condannato a un anno e due mesi per tentata estorsione. Come riportano i Carabinieri, “Pantera col suo coltello minacciò barista e alcuni clienti per farsi dare gratis le sigarette”. Riguardo la condanna, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a due anni per il senza fissa dimora.
La vita di espedienti di Pantera
Com’è ben risaputo nel quartiere di Trastevere, Er Pantera viveva in condizioni di grave emergenza abitativa e sociale. Vent’anni fa finì nel tunnel della tossicodipendenza, che lo portò a perdere il lavoro presso un banco presente dentro il mercato di via Andrea Doria. A novembre 2022, poi, il brutale pestaggio di cui fu vittima per mano di una baby gang, che prima di prenderlo a calci e pugni lo fece ubriacare pesantemente.
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