Regali, mazzette e favoritismi. Tutto all’interno del Miur. Per tale scoperta, di certo sconcertante, andranno a processo ben 9 persone. Insomma, acque torbide che vengono di continuo rimestolate, senza tregua. L’inchiesta e le indagini, in senso classico, che hanno cioè seguito la traccia dei soldi, hanno rivelato quanto segue.
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Miur, regali e mazzette per gli appalti: 9 persone a processo
Un imprenditore F.B.C. e altre 8 persone sono state rinviate a giudizio nel procedimento relativo agli appalti concessi dal ministero dell’Istruzione. Le indagini, coordinate dal pm e condotte dalla Guardia di Finanza, hanno dimostrato chiaramente che a partire dal gennaio 2018 e fino all’aprile 2021, le aziende dell’imprenditore F.B.C. avrebbero ottenuto incarichi ed affidamenti da parte degli istituti scolastici per un valore di ben 23 milioni e mezzo di euro. Di questi, 17 milioni erano stati effettivamente corrisposti. Il ritorno per l’ex capo del dipartimento del Miur, da parte dell’imprenditore, corrispondeva a tangenti per 3.201.933 euro, come riportato anche dal Messaggero.
L’inchiesta e le indagini
Alcuni già chiedono il rito abbreviato. L’inizio effettivo del procedimento è stato fissato per il prossimo 27 settembre, e si terrà davanti all’ottava sezione penale del Tribunale di Roma. Intanto, però, durante l’udienza preliminare di ieri, il gup ha ammesso la costituzione di parte civile del Ministero e della Presidenza del Consiglio nei confronti delle persone fisiche. Le contestazioni, per l’imprenditore e il suo ”collega” ex capo del dipartimento sono di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzioni, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.
Corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio
Stando all’accusa, l’ex capo del dipartimento del Miur, insomma, che era incaricato della realizzazione delle procedure per selezionare progetti scolastici, aveva ricevuto ”la dazione e la promessa delle somme di denaro e delle utilità per sé e per terzi per un totale di oltre 3,2 milioni di euro per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri nonché per il compimento di una pluralità di atti contrari ai doveri di ufficio” da parte, ovviamente, dell’imprenditore accusato. Inoltre, nelle accuse, i pm contestano anche l’aver rivelato ”notizie d’ufficio che avrebbero dovuto rimanere segrete. In particolare, anticipava via e-mail” – al suo imprenditore – ”prima della sua pubblicazione, la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa, e invitava e lo faceva partecipare a riunioni tenutesi presso il Ministero nelle quali si doveva decidere la ripartizione dei finanziamenti alle scuole a valere sulla legge n. 440/1997, demandando anche allo stesso imprenditore la decisione finale su tale suddivisione”.