Prosegue il processo per lo stupro di Capodanno a Primavalle di tre anni fa, nel quale l’allora 16enne ha dichiarato di essere stata vittima di violenza sessuale di gruppo. Un nuovo capitolo processuale, quello che è stato celebrato ieri in un’aula di Piazzale Clodio a Roma, nel quale è stata ascoltata una delle amiche della presunta vittima. Un’audizione nel corso della quale la testimone ha dichiarato di non aver lasciato sola l’amica, ma che, anzi, se l’avessero vista in difficoltà sarebbero intervenute. A riportare alcuni stralci dell’audizione è stato Il Messaggero. Una delle quattro testimonianze di ieri, chiamate a fare luce su quanto avvenne quella sera, anche per chiarire la posizione dell’imputato Patrizio P, accusato insieme ad altri quattro ragazzi di aver abusato della minorenne.
Il gruppo di giovani perbene pronti a raccontare la loro versione dei fatti, parlotta tra loro o con gli avvocati e i genitori, quasi come se niente fosse successo. Il dubbio è che non abbiano reale consapevolezza di quanto avvenuto in quella festa a base di droga, alcol e psicofarmaci, organizzata, tra l’altro, nel periodo della pandemia, quando vigevano severe restrizioni a causa del Covid.
Le testimonianze sovvertono le dichiarazioni della vittima dello stupro
Le testimonianze di ieri hanno sovvertito il racconto della vittima. Le amiche di quest’ultima hanno ripercorso passo passo cosa è avvenuto in quella serata e hanno rimarcato più volte: ‘Se l’avessimo vista stare male saremmo intervenute’. Ma il punto cruciare non sembra essere questo perché le due testi hanno raccontato davanti al giudice che sarebbe stata la 16enne a prendere per mano l’imputato e a portarlo via. Nonostante al party c’era droga, un particolare confermato da tutti i ragazzi, e nonostante la minorenne avesse assunto alcolici, sempre secondo la loro versione dei fatti, era lucida e in grado di decidere delle sue azioni e hanno confermato che la 16enne è stata vista sniffare.
Il racconto della vittima è stato tutt’altro
Ma la vittima aveva raccontato tutt’altro. La ragazzina ha detto di essere arrivata alla festa a Primavalle con le amiche, di aver bevuto e anche fumato uno spinello e poi una sigaretta alla cocaina, nella quale la giovane ritiene ci fosse altro, perché ‘ho sentito il cervello bruciare’ ha raccontato la ragazza a la Repubblica. Ha sottolineato di essere incosciente, anzi di aver avuto proprio un periodo di buio. Insomma racconti evidentemente contrastanti, quelli emersi nell’aula di giustizia. Difficile venire a capo di una vicenda fatta di alcol, droga e di giovanissimi, forse neanche ben consapevoli delle conseguenze delle loro azioni.