Si è assentato da lavoro per un anno, perché era malato. Ha presentato anche certificati medici che attestavano la sua malattia invalidante, ben 63, risultati poi tutti falsi, intanto il maresciallo dell’Aeronautica Militare, poi finito a processo, faceva i suoi comodi: si riposava o si intratteneva in attività più divertenti probabilmente. Ma Il Tribunale militare, come riporta Il Messaggero, a termine del procedimento per truffa pluriaggravata e diserzione a carico del militare, all’epoca dei fatti 43enne, lo ha condannato a 8 mesi e 10 giorni di reclusione, una sentenza divenuta definitiva.
La condanna della Corte di Conti a restituire gli stipendi
Ma anche La Corte dei Conti si è pronunciata sul caso del maresciallo disertore, che è stato anche rimosso dal grado, stabilendo che il 43enne deve al ministero della Difesa 34mila euro, sia per gli stipendi percepiti durante la presunta malattia sia per il danno di immagine provocato all’amministrazione.
I sospetti sui certificati hanno innescato le indagini
Il raggiro è stato scoperto per caso. L’assenza continuata del maresciallo ha indotto i superiori a chiedere informazioni al capo infermieria su uno dei numerosi certificati che erano da ricondurre al medico di famiglia del 43enne. Interpellato il professionista ha dichiarato, intanto di non aver visitato il suo paziente da tempo, ma anche di non aver rilasciato certificati. Insomma la documentazione di lombalgie e sindromi influenzali fatti pervenire ad attestare il suo precario stato di salute erano tutti falsi.
Il giudice ha riscontato il danno economico e di immagine al Ministero
In udienza il militare ha cercato di difendersi strenuamente, arrivando anche ad affermare che forse i certificati erano stati redatti dalla segretaria del suo medico e sostenendo con fermezza che sicuramente non si trattava di atti falsi, per poi sottolineare che comunque non era mai stato sottoposto a perizia medica per accertare la veridicità delle sue problematiche di salute. Tutte affermazioni che non hanno convinto il giudice che, anzi, ha ritenuto che l’uomo avrebbe simulato una patologia per astenersi dal lavoro, un servizio pubblico, e percepire comunque lo stipendio. Insomma sarebbe ricorso a mezzi disonesti per ingannare i suoi superiori e provocare un danno economico e di immagine al Ministero del quale era dipendente.
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