Hanno passato la notte davanti a quelle che, fino a ieri, erano le loro case. Di proprietà, in affitto o occupate. Sono rimasti in pochi, ma tra i più disperati. 5 famiglie, in tutto circa 12 persone, perché alcuni sono nuclei monofamiliari. Tra loro persone disabili e genitori con bambini piccoli. Italiani e stranieri. Tutti uniti, compatti. Tutti che raccontano la stessa versione, la storia drammatica di uno sgombero visto “dall’altra faccia della medaglia”. Alle Salzare, ad Ardea, dopo gli sgomberi di ieri oggi è il giorno della disperazione.
“Ho acquistato questa casa 21 anni fa – racconta Lucia – In realtà avevo scelto l’appartamento di un’altra palazzina, ma il commercialista mi ha consigliato quello che ho poi comprato. Ero felicissima, da lì a poco mi sarei sposata e avrei creato in quell’abitazione la mia famiglia. Ci sono nati i miei figli. Ma il sogno è durato poco. Ci hanno detto che era tutto abusivo. Ma il mutuo l’ho pagato tutto con soldi e sacrifici veri. E adesso mi ritrovo senza casa e con una denuncia penale sulle spalle. E buttata in mezzo a una strada, come se fossi una delinquente”.
Storie di disperazione
Poi c’è Giada. “Sono invalida, ho 33 anni. In più sto facendo la chemioterapia. Praticamente passo la mia vita tra vari ospedali a causa delle tante patologie di cui soffro. Eppure di tutto questo al Comune non è interessato nulla. Mi hanno presa di peso e buttata fuori di casa, lasciandomi senza un posto dove andare. Adesso sto in macchina, non ho un’alternativa, perché sono sola. Non mi è stata offerta nessuna sistemazione, anche se sono un soggetto cosiddetto fragile”.
“Ieri – prosegue Giada (nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza) – gli assistenti sociali mi hanno detto che c’erano problemi di posti. Eppure io ho sempre pagato tutte le utenze e l’affitto regolare, sono italiana e regolare. Addirittura mi occupavo di raccogliere i soldi per le utenze per ripianare i debiti pregressi e sopperire ai problemi lasciati dall’amministratore. Abbiamo sistemato tutto. E ora mi ritrovo a dormire nella macchina: questo è ciò che il mio Comune mi offre”.
“Passerai una brutta nottata”
Non è meno deluso Luca (nome di fantasia), un ragazzo di appena 20 anni, che oltre ad essere amareggiato per aver dovuto lasciare la casa in cui è cresciuto con la sua famiglia è arrabbiato per come è stato trattato. “Mi ero appena alzato alle 6:00, come ogni mattina per andare a lavorare. Poco dopo ho visto i lampeggianti, ho visto che circondavano tutto il complesso, poi ho sentito suonare alla porta. Urlavano, ci hanno trattato come se fossimo stati quasi degli animali. Ho chiamato al telefono un mio amico, per raccontare cosa stava succedendo.
È stato a quel punto che un esponente delle forze dell’ordine, con fare borioso, si è avvicinato e mi si è messo a pochi centimetri dal mio viso, dicendomi che non potevo dire quello che stava succedendo. A parte il fatto che in Italia mi sembra che esista ancora il diritto di parola, quell’uomo, in borghese, non credo fosse autorizzato a parlarmi in quel modo. Gli ho quindi risposto che non poteva dirmi cosa potevo o non potevo dire al telefono al mio amico. E lui mi ha detto che, se continuavo, mi avrebbe fatto passare una brutta nottata. Io ho solo 20 anni, ma mi alzo all’alba per guadagnare 800 euro al mese. E non mi sta bene che una persona, solo perché fa parte delle forze dell’ordine, si permetta di trattarmi come se fossi un essere inferiore. E che, mentre la vita di intere famiglie viene distrutte, canta a squarciagola o commenta la Champions League. Non ho mai visto una tale mancanza di rispetto”.
E poi ci sono gli altri, che si raccontano nel video. Parlano della notte passata qui fuori, perché non se ne vogliono andare dal loro passato. Almeno finche per loro non ci sarà la speranza di un futuro.
La replica del sindaco Fabrizio Cremonini
“Non è vero, come sostengono queste famiglie, che non sono state offerte sistemazioni in zona, anche se – come prevede la legge – sono provvisorie. A tutti è stato proposto di andare in residence o hotel, situati nei Comuni di Ardea, Anzio, Nettuno, Pomezia o al massimo Latina. Non abbiamo sistemazioni fuori regione. Purtroppo non abbiamo neanche case definitive: non possiamo farci carico di una spesa di tale importanza.
Se la loro condizione lo permette – e in alcuni casi è possibile – potranno fare richiesta per alloggi a lungo termine, così come potrà fare il cittadino ucraino. Contesto anche quando dicono di aver dormito tutti nella tenda o in quella struttura, perché stanotte sono andato personalmente due volte a fare un sopralluogo per verificare la situazione e ho visto che c’erano solo un paio di persone, non tutti quelli che adesso sostengono di aver passato la notte in auto o nella stanza di fronte alle palazzine. Purtroppo il Comune non può fare altro. Le abitazioni sono state dichiarate abusive e noi dovevamo far rispettare la legge. Riguardo invece il complesso sportivo che in futuro sorgerà a poca distanza, si tratta di una scelta della passata amministrazione, che non va comunque a interferire con le demolizioni, che ci sarebbero state comunque”.
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