Sul piano geopolitico, era scontato che la Russia non gradisse la visita del presidente Zelensky in Italia. Dopotutto, nel conflitto russo-ucraino, gli stessi russi hanno dovuto dire addio – per forza maggiore – a uno dei loro maggiori partner commerciali: l’Italia di quello che fu l’amico Silvio Berlusconi. Ecco allora che per oggi, vista la visita del presidente ucraino, hacker russi si sono scagliati contri i siti dello Stato italiano, creando scompiglio.
Gli hacker russi attaccano i siti italiani per la presenza di Zelensky
Si temeva l’attacco di disturbo nel dialogo diplomatico tra Italia e Ucraina, con tale episodio che puntualmente si è verificato. Presi di mira i siti istituzionali dello Stato italiano, in una dinamica che nuovamente ha mostrato una palese vulnerabilità del nostro sistema sul piano della cybersicurezza. Inutile parlare di terrorismo digitale in conferenze o addirittura all’interno del Parlamento italiano, quando poi nel giro di poche ore gli hacker stranieri sono riusciti a sabotare gran parte dei domini Internet gestiti dalle nostre istituzioni.
L’azione dei russi dietro l’attacco cibernetico
A rivendicare il gesto, è stato il gruppo hacker di “No name”, di provenienza dichiaratamente russa. I pirati del web hanno rivendicato il gesto su un canale Telegram, ribadendo come il colpaccio avrebbe portato in loop i siti istituzionali di riferimento al Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministero dell’Interno. Un colpo al cuore digitale dell’Italia, considerato come il gruppo cyber-terrorista ha messo le sue mani sul campo della Giustizia italiana e soprattutto sulle dinamiche della sicurezza interna.
La fragilità italiana nel campo della cybersicurezza
Sorge una domanda lecita: in vista dell’arrivo di Zelensky, l’Italia non si era preparata a un attacco hacker da parte di agenti esterni all’area NATO? Domande lecite, soprattutto sul piano della cybersicurezza, considerato come tra Cina e Russia non sia la prima volta che queste realtà mettono il naso nei nostri sistemi. Attacchi hacker, app spia o intercettazione, sono solo l’ennesimo episodio dettato dalle politiche di Mosca e Pechino.
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