Torna l’allarme peste suina a Roma, dopo il ritrovamento di due carcasse al Parco dell’Insughereta e nell’area boschiva di Casal del Marmo. Da accertamenti dell’Asl è risultato che entrambi sono positivi alla Psa. Torna così la paura, perché la malattia mortale si trasmette non solo tra i cinghiali, ma anche tra le altre specie di suini, per quanto non sia trasmissibile all’uomo.
Dopo sette mesi torna l’incubo della Peste suina
Forse si pensava che il problema fosse ormai superato, visto che l’ultimo caso risaliva a settembre scorso. Sette mesi senza che si riscontrassero altri animali affetti dal virus altamente contagioso il cui primo caso a Roma risale a maggio dello scorso anno. E allora l’Unità di crisi della Regione Lazio è tornata a riunirsi per circoscrivere le aree a rischio ed effettuare le campionature.
Il piano della Regione Lazio non ha avuto seguito
Gli allevatori laziali che hanno già perso, proprio a causa della Psa, 10 milioni di euro, tornano a tremare. Anche perché il piano messo a punto dalla Regione Lazio non ha avuto seguito. Quello stesso programma che prevedeva di eliminare tutti i cinghiali compresi nel Grande raccordo anulare. Sei mesi dovevano essere utili per ridurre la presenza degli animali e due anni per eliminare la malattia. Ma s’è fermato tutto. Sono stati solo 300 gli esemplari abbattuti, sui 75mila esemplari presenti.
Agricoltori e allevatori tornano a tremare
La situazione di allarme è tornata con prepotenza per agricoltori e allevatori che rischiano di vedere vanificati i loro sacrifici, dopo che lo scorso anno ha dovuto macellare d’urgenza i propri animali, ottenendo un rimborso del 30 per cento, e tenere bloccati per un mese fieno e grano. A questo punto, con il ritorno dell’emergenza e dopo essersi attenuti pedissequamente alle regole imposte per evitare che il virus si diffondesse, tornano a tremare…
Roma, la Regione si mobilita per abbattere i cinghiali: due anni per debellare la peste suina