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Roma, boss scarcerato e senza una casa per i domiciliari: Moccia torna in carcere

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Il capo clan viene fatto uscire dal carcere di Regina Coeli a Roma, per essere sottoposto alla detenzione domiciliare con braccialetto elettronico, ma non ha casa e perciò viene rimandato nell’istituto penitenziario. È quanto è successo a Pasquale Moccia che rilasciato il 2 maggio scorso viene accompagnato i quella che le forze dell’ordine ritenevano fosse la sua abitazione, in via dell’Archeologia 90. Si tratta di un appartamento del Comune di Roma che ha, però, un’altra assegnataria. Ma seppure quest’ultima si è trasferita ad Aprilia, come riporta Il Messaggero, non avendo vincoli di parentela o amicizia con il Moccia non è disposta ad accoglierlo in casa sua.

Accompagnato a ‘casa’ il boss scopre che il suo appartamento è stato assegnato

Fatto sta che Pasquale Moccia è stato accompagnato in quella casa perché è lì che è stato arrestato a dicembre scorso ed è lì che ha scontato altre detenzioni domiciliari. Ma era occupato abusivamente. Sta di fatto che, seppure il noto esponente del clan non è titolare di quell’immobile, una casa ce l’ha ed è situata sempre in via dell’Archeologia, ma al civico 126. Si tratta però di un appartamento nel quale non solo non vuole scontare i domiciliari, ma anche occupato abusivamente.

Non avendo un abitazione nella quale scontare i domiciliari torna in carcere

Il giudice di fronte alla comunicazione dei carabinieri di Tor Bella Monaca circa l’impossibilità di Pasquale Moccia di stare ai domiciliari, il giorno successivo alla scarcerazione, emette un altro provvedimento con il quale dispone la ri-carcerazione del Moccia. È Così che per l’esponente di spicco dell’omonimo clan si sono riaperte le porte del carcere.

Anche due sodali del Moccia hanno avuto uguale sorte

Anche alcuni sodali di Pasquale Moccia, fatti uscire dal carcere per scontare la pena ai domiciliari, non hanno un’abitazione nella quale scontare la pena. Anche Danilo e Cristian R. sono, perciò, tornati nell’istituto penitenziario, come disposto dalla magistratura. Tutti e tre erano stati arrestati a dicembre scorso per essere ritenuti gli autori di una spedizione punitiva nei confronti di due spacciatori tunisini.

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