Se la vicenda Emanuela Orlandi rappresenta un caso intricato, non sembra certo sia più chiara la questione relativa alla nomina di una Commissione parlamentare di inchiesta che faccia luce sulla scomparsa della 15enne avvenuto a Roma il 22 giugno del 1983, ma anche su quella di Mirella Gregori, qualche giorno prima, che gli investigatori hanno sin da subito ritenute collegate.
Istituzione della Commissione d’inchiesta sul caso Orlandi si blocca in Senato
Dopo l’approvazione alla Camera, l’istituzione della Commissione ha subito una battuta d’arresto in Senato, anche perché il senatore Carlo Calenda ha presentato sull’argomento un nuovo disegno di legge. Sembra, però, che a creare qualche problema sia stata la dichiarazione del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che, come riporta La Repubblica, avrebbe sostenuto riferendosi a Papa Wojtyla: “Usciva la sera non certo per benedire le case”. Affermazione che ha fatto insorgere esponenti di vari colori politici, tanto da indurre la Gelmini a ritirare la firma già apposta sul documento e Papa Francesco, indignato, ha parlato di allusioni infondate e offensive.
Il documento Calenda che rimette tutto in discussione
Dopo l’approvazione del documento a firma Silvestri da parte della Camera dei Deputati, ora spunta il documento Calenda che si trova in conflitto con il precedente soprattutto per la durata della Commissione d’inchiesta che per il senatore di Azione dovrebbe avere la durata di 12 mesi e non come paventato dal testo a firma dell’onorevole del M5S che doveva andare avanti per circa quattro anni, ossia coprire l’intera legislatura.
A giorni la decisione sugli emendamenti
All’interno del Parlamento, quindi, almeno per il momento, sembra ci sia una certa confusione in merito a come gestire le indagini sul caso Emanuela Orlandi. Si tratta, però, di una questione che dovrà essere risolta entro la prossima settimana e precisamente mercoledì 10 maggio, giorno nel quale è stato fissato l’appuntamento per ufficializzare gli emendamenti.