Una serata di violenze ed aggressioni al Ristorante Maffei di Verona, dove una comitiva di ragazzi romani, nella sera dello scorso martedì 4 aprile, ha aggredito il caposala solamente per aver difeso una sua collega che era stata vittima di qualche atteggiamento poco consono. Ecco cosa è successo.
Serata violenta la Ristorante Maffei di Verona
Una comitiva decide di entrare nel Ristorante Maffei di Verona per consumare la propria cena. Sono tanti, oltre una decina, e per questo vengono divisi in due tavoli diversi. Inoltre, sono rumorosi, fanno casino, e sin dall’inizio hanno un atteggiamento scortese e decisamente sopra le righe. Poi, dopo qualche momento, puntano la loro vittima: una cameriera, nei confronti della quale cominciano a comportarsi in maniera tutt’altro che civile, mortificandola durante il suo lavoro con battute sessiste e riferimenti piuttosto espliciti. Per tale ragione, alla vista di tali scene, il caposala del ristorante decide di intervenire, facendo notare alla comitiva il loro atteggiamento poco consono alla situazione, ed invitandoli gentilmente a fermarsi, a cambiare comportamento. Una richiesta che avviene, con modo, con garbo. Ma, nonostante tutto, viene interpretata come una lesa maestà.
La dinamica delle violenze e le testimonianze
Stando alle ricostruzioni a disposizione sino ad ora, come trasmesse anche da VeronaSera, dopo l’intervento del caposala per cercare di placare la situazione, uno di dei convitati, anziché scusarsi, lo avrebbe colpito, senza remore, almeno una volta. Il caposala, dopo il colpo, finisce direttamente a terra, stordito. Poi, cerca di alzarsi, di reagire, ma proprio in quel momento sarebbe intervenuta una ragazza che gli avrebbe spaccato il centrotavola sul naso. Ora, la questura di Verona ha identificato la ragazza che, martedì sera, avrebbe preso parte all’aggressione nei confronti del caposala del Ristorante Maffei. Si tratterebbe di una giovane residente a Guidonia, in provincia di Roma, ora nei guai, con l’accusa di lesioni. Nel contesto, gli agenti avrebbero identificato anche la madre e la sorella. Decise per la ricerca si sono dimostrate le immagini provenienti dalle videocamere di sicurezza e alcune ricerche svolte sui social. Ora, però, le ricerche continuano per cercare di identificare anche il suo ragazzo, probabilmente colui da cui è iniziata l’aggressione quella sera.
Roma, «Vattene che ti ammazzo»: grida, minacce e insulti a moglie e figli. Un incubo durato 21 anni