Gli omicidi a Roma hanno creato una lunghissima scia di sangue che arriva fino all’ultimo dei casi tremendi, quello degli agguati costati la vita a Luigi Finizio, il 13 marzo scorso, e ad Andrea Fiore, freddato nella notte tra domenica e lunedì in via dei Pisoni. In quest’ultimo caso, Fiore, pregiudicato, aveva aperto la porta di casa al suo killer, che lo aveva colpito direttamente al torace.
Omicidi Finizio e Fiore, spunta un arsenale: un arresto
L’arsenale segreto scoperto a Pietralata
Una scia di sangue, questa, che porta direttamente ad un appartamento in zona Pietralata, dove, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, c’è uno dei tanti nascondigli delle armi impiegate per gli omicidi, le gambizzazioni, le minacce e le continue guerre tra clan che continuano ad attanagliare la Capitale. Tra queste, dieci pistole – tra le quali una Glock 17 – un fucile Whinchester con canna mozza, una mitragliatrice Scorpion e centinaia di munizioni pronte per l’utilizzo. Armi con matricola abrasa che, a loro volta, potrebbero essere il frutto di rapine e furti. Dopo il ritrovamento, l’inquilino dell’appartamento incriminato è stato arrestato, e secondo gli inquirenti sarebbe il custode di quella parte di arsenale. Un 50enne legato a bande di spacciatori.
L’interrogatorio sull’omicidio Fiore
A spifferare notizie sulla posizione delle armi era stato D.V., 43 anni, originario della provincia di Frosinone. L’uomo era stato arrestato nella giornata di lunedì scorso in relazione all’omicidio Fiore. Nella sua abitazione, gli agenti avevano trovato almeno 4 chili di cocaina. Durante lo stretto interrogatorio, l’uomo avrebbe finalmente confessato la posizione delle armi. Proprio ieri, poi, il suo arresto è stato convalidato, con l’accusa di concorso in omicidio. Gli inquirenti sono sicuri che non è stato lui a premere il grilletto, ma comunque era presente: è stato incastrato dal portafogli dimenticato a casa della vittima, potrebbe avere convinto la vittima ad aprirgli la porta dell’appartamento.
Possibile collegamento con il caso Piscitelli
Per il momento, dunque, la caccia al killer è ancora aperta e nel frattempo la polizia scientifica sta esaminando le armi ritrovate, e le munizioni, con accertamenti balistici, per capire se siano state effettivamente usate nei delitti. C’è, infine, un dato che dovrà essere preso in considerazione, perché non di poco conto: l’appartamento perquisito dagli agenti della Squadra Mobile, è vicino alla casa del braccio destro di Fabrizio Piscitelli, detto il Diabolik.