Roma. Dal divorzio alla guerra senza sconti, e nel bel mezzo della bufera un bambino conteso. E poi ancora denunce, ricorsi e tanto astio. Ma non è tutto, perché all’interno della spinosa questione entra anche uno dei nonni del bambino, e così il tutto rischia di aggravarsi seriamente: di fatto, l’uomo, un noto commerciante della comunità ebraica romana, ha minacciato senza troppi giri di parole la consulente del Tribunale civile versando per quattro volte acido contro la sua macchina.
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Nonno minaccia con l’acido la consulente del giudice
Secondo la sua versione, la donna avrebbe firmato una relazione che potenzialmente avrebbe potuto minacciare la figlia, ovvero la madre del bambino conteso, e per questo lui ha deciso di vendicarsi. Dopo il fatto, l’uomo è finito in carcere per stalking e poi ha patteggiato una pena di due anni con risarcimento di 15.000 euro. Ma lui ammettere un solo ed unico episodio. Sono fatti, ad ogni modo, che risalgono allo scorso giugno, quando il commerciante, bel bel mezzo della faida tra i coniugi, avrebbe iniziato a perseguitare la consulente nominata dal giudice. Il suo obiettivo, come riportano gli inquirenti, era forse quello di convincere la donna a scrivere una nuova relazione che risultasse accusatoria nei confronti del padre del bambino per ottenere l’affidamento del bambino. Per almeno quattro volte, a partire da giugno scorso, avrebbe versato acido corrosivo sull’auto della donna. Poi, in un’altra occasione, l’avrebbe anche seguita.
Le motivazioni delle minacce e la causa di divorzio
Insomma, la questione era la seguente: in considerazione delle preponderante conflittualità tra i due ex coniugi, il Tribunale aveva predisposto l’affidamento del piccolo ai servizi sociali, lasciando nel frattempo che continuasse a vivere con la madre. Tra volte alla settimana, però, era previsto che il piccolo trascorresse del tempo con il padre. Intanto, la consulente depositava la prima relazione al giudice. Il documento, a quanto pare, non sarebbe piaciuto alla madre del piccolo, dal momento che la consulente sottolineava alcuni presunti problemi di attaccamento della donna rispetto al figlio. Ed è a questo punto che, secondo gli inquirenti, sarebbe entrato in gioco la figura del nonno. Come riportano le carte visionate dal Messaggero: ”Con condotte reiterate minacciava e molestava la consulente – si legge nel capo di imputazione – appostandosi nei pressi del suo luogo di lavoro, seguendola per strada in auto e danneggiando con liquidi altamente corrosivi le auto in uso alla donna, generando nella parte lesa uno stato di ansia e paura, e un fondato timore per l’incolumità propria e dei suoi familiari, costringendola a modificare le proprie abitudini”. L’uomo avrebbe impiegato ”un liquido azzurro dall’odore acre, che ne provocava la sverniciatura”.
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