“Ogni padre darebbe la vita per un figlio malato”. Papà dona un rene al proprio bambino e lo salva. E’ la storia a lieto fine avvenuta al Bambin Gesù di Roma, dove un padre, il signor Pierluigi, ha donato un proprio rene per salvare la vita al proprio figlio piccolo. Pierluigi, operai nel Comune di Sabaudia, è risultato un donatore compatibile per il bimbo, accelerando in tal modo le pratiche per il trapianto e soprattutto aumentare le possibilità di sopravvivenza del bambino.
“Ogni padre darebbe la vita per il proprio figlio”, il gesto di papà Pierluigi
Pierluigi è contentissimo della scelta che ha fatto, perché come dice lui: “Ogni papà è pronto a dare la vita per i propri figli”. Intervistato da Repubblica Roma, manda un messaggio anche agli altri genitori nella sua stessa situazione: “Abbiamo visto bambini che muoiono, e famiglie che aspettano con ansia la telefonata che possa salvarli dall’incubo. Non lasciateli soli”. Pierluigi deve ammetterlo, perchè il suo gesto ha consentito a tutta la sua famiglia, e anche a sua moglie Jessica, di uscire da un periodo difficilissimo: “Quando ci si trova in certe situazioni non si vive più e la paura diventa purtroppo una costante. Le notti sono fatte di corse in ospedale, mia moglie è diventata un’infermiera e abbiamo fatto delle cose che prima neppure sognavamo”.
Il piccolo figlio di Pierluigi, Leonardo, stava male da diverso tempo. Già dall’autunno del 2023, l’equipe medica che seguiva il piccolo presso il Bambin Gesù, suggeriva il trapianto di rene come unico modo per consentire la sopravvivenza del bambino. Frasi che subito Pierluigi ha accolto, ponendosi in prima persona per fare da donatore al proprio figlio e soprattutto salvargli la vita davanti la grave malattia che lo aveva colpito.
Leonardo oggi ha tre anni, ma da quando è nato i medici gli avevano diagnosticato una rara malattia: rene policistico autosomico recessivo. Dalla nascita, ha vissuto in terapia intensiva, gli hanno asportato un rene ed embolizzato l’altro. Una situazione che aveva portato la signora Jessica, la mamma, addirittura a lasciare il lavoro per poterlo seguire nella sua degenza con la malattia.