12.12.1965 – SQuarcia, Sirri, Vannoli. Tre uomini una volonta’: l’avis di aprilia
Il 12 dicembre 1965 veniva fondata la sede dell’AVIS di Aprilia, ad opera di pochi ma valorosi uomini che hanno creduto nell’impresa e perseguita fino a renderla una realtà importante, anzi un fiore all’occhiello di Aprilia. Uno di questi eroi è il dottor Pietro Eugenio Squarcia, che giusto l’anno scorso per questo motivo è stato insignito del premio cittadino “L’Arco di Aprilia”, alla sua prima edizione dell’8 febbraio.
A distanza di un anno dal premio e a 50 dalla fondazione della sezione abbiamo desiderato incontrarlo per farci raccontare come andarono le cose. Pietro Squarcia, magnanimo nell’esposizione, è un fiume in piena di ricordi sentimentali, simpatici ma anche con una vena di mistero. E così inizia:
“Mattia Cristiano era quello che ad Aprilia aveva donato il sangue più volte di tutti. Chiesi a lui perché non c’era ad Aprilia una sezione dell’AVIS. <<C’era dottore, piccola ma sufficiente. Poi ci siamo accorti che il tesoriere era scomparso con tutta la la cassa e da allora non abbiamo fatto più niente.>>. All’epoca Aprilia contava circa 3500 abitanti, e ora siamo a circa dodici tredicimila e non c’è l’AVIS? Possiamo rifarla.”
– Dottore che tipi di studi ha condotto in medicina? “Negli ultimi due anni frequentavo clinica medica, nella corsia del professor Corelli, uno dei medici del Papa Pio XII. Questi era un fautore delle trasfusioni. Cominciai così fin da studente a ”lavorare” col sangue. Poi, quando ero medico condotto, avevo fondato sei sezioni AVIS, nella zona dei Lepini, da Priverno e dintorni. E venivo invitato alle inaugurazioni di altre sezioni nella provincia di Latina, con il Sindaco e altri politici locali, più Presidenti o rappresentanti di AVIS confinanti. Discorsi dei Politici e poi, banda locale in testa, seguita dal Sindaco e dagli altri politici, in corteo fino al monumento dei Caduti per deporre una corona di fiori. Non ho mai capito perché e penso che non l’abbiano capito nemmeno i Caduti… Insomma avevo già una certa pratica in merito. Presi contatti prima localmente ad Aprilia, poi con il presidente dell’AVIS provinciale di Latina, quindi col professor Tasciotti, presidente dell’AVIS provinciale: dovevo raggruppare venti donatori! Ci demmo tutti da fare, specie Franco Vannoli con la sua bicicletta e anch’io con i miei clienti e avvisammo venti donatori di trovarsi in piazza Roma, sul sagrato della chiesa, alle ore venti del dodici dicembre. Tasciotti fu puntuale. L’allora nostro parroco don Bruno ci ospitò nella sala conferenze della parrocchia. Tasciotti ci contò, fece un discorsetto d’occasione e concluse dicendo: <<…pertanto dichiaro fondata l’AVIS di Aprilia e nomino commissario il dottor Piero Eugenio Squarcia fino alle elezioni da tenersi entro un anno.>>. Aquando Tasciotti se ne andò dissi a quei primi venti donatori <<Lasciamo passare queste feste e ci rivediamo il primo sabato sera dopo la Befana, ma ognuno di voi dovrà venire accompagnato almeno da un amico disposto a diventare donatore. Non dite in giro che abbiamo ricostituito l’AVIS perché è chiaro che per ora non siamo in grado di soddisfare le eventuali richieste di tredicimila persone.>>. “Dopo l’Epifania ci ritrovammo: eravamo già più di 40!”
– Come e dove facevate i prelievi? “Sirri ci aveva messo a disposizione un locale nella sua clinica. Ogni domenica mattina, dalle sette alle dieci, eseguivo i prelievi e Vannoli mi dava una mano, volontariamente, provvedendo porre un batuffolo di cotone sul braccio del donatore e a fissarlo con un cerottino; poi accompagnava il donatore nel bar della clinica, a fianco della sala prelievi, affinché prendesse un caffelatte o un’aranciata con un cornetto, a spese dell’AVIS. Mi teneva compagnia anche finiti i prelievi.”
Ormai l’Avis stava diventando una realtà importante ad Aprilia… “Infatti, a quel punto, pensai di stendere lo statuto e all’articolo quattro ebbi il coraggio, per quei tempi, di scrivere che nessuno che facesse politica attiva, avrebbe potuto accedere a cariche dirigenziali nell’AVIS di Aprilia. Così i politici che si erano infiltrati si dileguarono. Ne rimase solo uno per uno o due anni, ma poi si dileguò anche lui.”
Come facevate propaganda dell’Avis, all’epoca? “Ricordo che iniziai a girare anche per le scuole superiori, soffermandomi con quelli dell’ultimo anno, per far conoscere l’importanza dell’AVIS e del suo eventuale intervento.”
– Ma la sezione di Aprilia cresce da centro di raccolta a centro trasfusionale, giusto? “Infatti: mi misi in testa di rendere Apilia più indipendente da Latina. Ma ciò comportava entrare nella cerchia di Latina. Come primo passo, mi presentai alle elezioni dell’ordine dei Medici. Dato che ero il fondatore e il presidente provinciale del sindacato dei Medici di famiglia (FIMG), pensai che sarei riuscito. E così fu. Poi mi guardai intorno e vidi che la persona che più mi avrebbe potuto aiutare, era proprio il Medico provinciale. Ma Latina continuava a metterci i bastoni fra le ruote con mille richieste: chi sarebbe stato il Direttore? Chi sarebbero stati i medici prelevatori? Chi avrebbe sostituito il direttore e i medici prelevatori in caso di assenze. In questi frangenti mi aiutò molto Sirri mettendo a disposizione i colleghi della sua clinica. Intanto, mi giunse comunicazione che ero nominato componente della Commissione Provinciale per la disciplina e lo sviluppo dei servizi della trasfusione del sangue umano. Ciò mi dava occasione di incontrare più spesso il Medico provinciale. Poi, ancora una richiesta da Latina: il laboratorio della clinica era in grado di eseguire esami radio-immunologici? E Sirri si adeguò.”
– In tutto questo, dottore, quanti anni passano perché l’Avis diventi centro trasfuzionale? “15 anni. Il 20 febbraio 1980, il professor Realmuto ispezionò la sede e inviò una comunicazione di ideneità. Ciò perché intanto il dottor Sirri aveva fatto eseguire a sue spese tutti i lavori di ampliamento senza chiedere un soldo all’AVIS. Un faticata, tanti pensieri, ma alla fine c’ero riuscito. Mentre ero impegnato in questi problemi, visto che il venerdì sera dovevo andare a Latina all’ordine dei Medici, la ”mela marcia” dell’AVIS di Aprilia aveva pensato di spostare le riunioni dal sabato al venerdì, senza neppure informare il Presidente. E chi convocava illegalmente le riunioni dell’AVIS? E con quale autorizzazione? Io ero tenuto all’oscuro di tutto. Seppi dopo che la ”mela marcia” diffondeva la voce che a me non interessava più niente del centro, perché ero impegnato in ”scalate” regionali. Tutto avveniva con l’acquiescenza del nuovo Presidente. Si, perché dal ’72 o ’73, dopo sette o otto anni della mia presidenza, questa passò a Consani che pur sapendo come stavano le cose, non levò mai voce contraria.”
– Dottore, questa cosa sa di giallo. Perchè tutto questo? “Veda, c’è chi vive operando e chi raccogliendo i frutti del lavoro altrui. Ma lei sa che sfacciataggine ha avuto la ”mela marcia”? Ha perfino tentato di cambiare la data di fondazione dell’AVIS! Perché? Per cancellare il ricordo dei veri fondatori e attribuirne a qualcun’altro il merito! E anche di questo era al corrente il nuovo Presidente. Fortunatamente però, ad Aprilia c’è gente che non dimentica e non sta con la bocca chiusa: e domenica otto febbraio del 2015 “L’Arco di Aprilia” ha premiato anche il sottoscritto come fondatore dell’AVIS di Aprilia e suo primo presidente per sette anni. Ripeto: eravamo sotto le feste di Natale del 1965 (mia moglie insiste 1964!). Per anni ho richiesto a Consani l’elenco dei primi donatori per far fare una targa ricordo, ma dopo più di quarant’anni, ancora non sono riuscito ad ottenerlo e questo mi rammarica molto”.
Marina Cozzo