I cinghiali a Roma potrebbero avere vita breve. Proprio ora che avevano iniziato la procedura per ottenere la cittadinanza ufficiale! Ironia a parte, sul tema del piano dell’eliminazione degli ungulati, anziché bloccarne le procedure, il Tar del Lazio ha già abbattuto il ricorso degli animalisti. Respinto in queste ore, infatti, da parte del Tar il ricorso del Partito animalista europeo, che aveva contestato i provvedimenti della Regione Lazio per togliere di mezzo la specie invasiva.
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Respinto il ricorso degli animalisti dal Tar Lazio
Il ricorso, inoltre, contestava anche i provvedimenti attraverso cui le Asl Roma 1 e Roma 3 avevano stabilito l’iter per l’abbattimento, così come le modalità stesse, nell’ordine: individuazione, narcotizzazione, cattura, trasporto, custodia, abbattimento e smaltimento delle carcasse dei cinghiali.
Le contestazioni del Partito animalista europeo
Tra le tante cose, gli animalisti contestavano la mancanza di una perimetrazione da parte della Regione delle riserve e dei parchi pubblici, in modo da ”eliminare il rischio di incidenti stradali provocati dalla fauna selvatica”, così come hanno contestato la mancata individuazione di un termine di vigenza del piano e di idonee cautele operative che possono tenere indenni da rischi la collettività: ”atteso che si tratta di metodiche di caccia grossa cittadina”. Le metodiche scelte erano state considerate pericolose, così come gli strumenti di cattura, in quanto ”accessibili da parte di chiunque” e quindi pericolose ”in quanto si attivano al momento in cui entra un animale, o un umano, magari bambino, o un cane scappato al controllo del padrone”. Infine, sempre il Partito animalista europeo aveva sostenuto a gran voce il fatto che mancano le prove scientifiche necessarie a sostenere soluzioni estreme come gli abbattimenti, aggiungendo alle considerazioni che l’abbattimento è una misura sproporzionata rispetto alle vere condizioni della cittadinanza.
La risposta del Tribunale amministrativo
Tutto questo, nel ricorso, è stato considerato infondato dai giudici. Sul tema, poi, il Tar ha anche specificato che la perimetrazione delle riserve e dei parchi di cui si parlava ”non è fattibile né auspicabile, sia per ragioni evidentemente pratiche ed economiche, vista l’enorme estensione del perimetro delle aree protette regionali, sia soprattutto perché la fauna selvatica deve essere libera di muoversi sul territorio”. Sempre il Tribunale ha aggiunto, alla fine, che il Piano non prevede nessuna ”attività di caccia grossa in ambito urbano”, e che non vi sono pericoli incombenti per nessuno.
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