Francesco Vitale, il pr precipitato da 20 metri in un palazzo di via Pescaglia in zona Magliana, la mattina in cui è morto ha salutato la sua ragazza che da Bari aveva raggiunto Roma insieme all’uomo perché quest’ultimo l’aveva informata del suo debito e aveva manifestato anche a lei, oltre che al fratello, la sua preoccupazione. L’ha salutata ed è salito in sella a una moto insieme a un uomo, dicendole che si sarebbero rivisti presto. Così non è andato. Quel viaggio in moto per Francesco è stato l’ultimo.
L’interrogatorio sul pusher fermato
Un decesso sul quale gli investigatori stanno cercando di fare chiarezza. E hanno cercato risposte in Daniele F, il 36enne fermato, tra mercoledì e giovedì, per sequestro di persona e per la morte del pr di origini baresi. Al termine di un interrogatorio fiume, però, sono arrivate poche risposte. L’uomo si sarebbe dichiarato estraneo ai fatti. Per quanto si tratti di un personaggio di poco spessore nel mondo della droga, gli inquirenti sono convinti che sia coinvolti nel caso, perché lo hanno rintracciato grazie alle celle telefoniche e il suo cellulare risultava agganciare la stessa cella telefonica di quello di Vitale nei suoi ultimi momenti di vita.
Le attività investigative proseguono su una pista ben precisa: il sequestro, le botte, tante da poter configurare le torture e poi la morte. Ora che il pr barese sia morto per sfuggire ai suoi aguzzini oppure che sia stato spinto giù oppure che sia caduto mentre lo tenevano penzoloni da quel terrazzo poco importa per i sostituto procuratori che coordinano le attività investigative: il fascicolo di indagine resta quello di omicidio.
Gli inquirenti cercano gli altri due uomini coinvolti
Al momento due sono gli iscritti nel registro degli indagati, oltre a Daniele F., il padrone di quell’appartamento della Magliana nel quale ‘Ciccio Barbuto’ ha trovato la morte, secondo gli investigatori anche lui sapeva. Ma gli inquirenti non hanno dubbi che ci fossero almeno tre persone oltre Francesco quando quest’ultimo è morto. Si cercano gli altri due, l’uomo con il quale è andato via in moto e un terzo uomo, forse uno dei di quella che ormai sembra a tutti gli effetti una spedizione punitiva per un debito di droga di 500mila euro. Un commando con il compito di torturare il ‘debitore’ per ottenere la restituzione della somma, probabilmente, finito in tragedia.