EROSIONE, LA PAROLA AL CITTADINO
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Sul problema erosione, dopo la notizia dei finanziamenti stanziati dalla Regione Lazio, un nostro concittadino ha inviato una lettera alla Presidente Renata Polverini, al Direttore Generale dell’Assessorato all’Abiente Giuseppe Tanzi ed al Sindaco di Pomezia Enrico De Fusco. Essendo stati chiamati in causa, pubblichiamo per intero la missiva, che contiene un’interessante analisi del fenomeno erosivo, delle sue cause e delle possibili soluzioni.\n\n“Leggo in un articolo pubblicato su “ Il Corriere della Città” di Pomezia, qui allegato in copia (all/1) del tentativo messo in atto dalla Regione, con lo stanziamento di consistenti fondi, per contrastare il fenomeno dell’erosione della fascia costiera.\n\nTale problematica dovrebbe essere affrontata andando alla genesi del fenomeno erosivo. Accludo (all/2) una mappa custodita nel Museo Archeologico della Tenuta Presidenziale di Castelporziano; la fascia colorata in azzurro rappresenta il progressivo avanzamento della linea di costa, avanzamento dovuto all’apporto di inerti dalla corrente del Fiume Tevere. L’avanzamento è più marcato alla foce, ma interessa una porzione della costa compresa fra Ladispoli a nord e Torvaianica a sud. Tale avanzamento è stato costante nel corso dei secoli. L’inversione di tendenza inizia in epoca recente, non suscitando particolari allarmi al suo esordio, con la realizzazione di dighe e traverse lungo il corso del Tevere: 1952 diga di Castelgiubileo; 1956 diga di Nazzano; 1961 traversa di Ponte San Felice di Magliano Sabina; 1962 diga di Corbara; 1964 diga di Alviano; 1990 riempimento diga di Montedoglio (recentemente parzialmente collassata). Gli sbarramenti e le dighe, perlopiù a scopi idroelettrici, congiuntamente all’indiscriminato prelievo di sabbie e ghiaie dal letto del fiume a scopi edilizi, azzeravano (o quasi) l’apporto di inerti. Esistono, inoltre, altre opere (o meglio misfatti) che hanno accentuato il fenomeno. La continua presenza di una barra sabbiosa allo sbocco della Fossa Traianea rendeva difficile ai pescherecci l’entrata e l’uscita in mare della flotta peschereccia di Fiumicino. Per ovviare al problema vennero prolungati i moli di sinistra (più corto) e di destra (più lungo) Il prodotto di tali opere è stata una massiccia erosione del litorale di Fiumicino nel tratto compreso fra la Fossa Traianea e il faro di Fiumara Grande. Sempre a Fiumicino per consentire l’attracco ai traghetti superveloci della Tirrenia per le comunicazioni marine con la Sardegna, si dragato il fondale del porto canale per creare pescaggio sufficiente ai traghetti stessi, poi posti in disarmo dopo un paio di stagioni in quanti feroci bevitori di carburante. Risultato del dragaggio: cedimento dei moli, solo recentemente riaperti dopo consistenti e costose opere di restauro e consolidamento.\n\nLa mancata protezione delle dune costiere (segnatamente Torvaianica e Sabaudia – grazie a Saragat si è salvata Castelporziano); l’eccessiva antropizzazione della costa; la scellerata politica della portualità diportisca (battente bandiere ombra per il 60% con conseguenti fenomeni di elusioni/evasione fiscale – danni causati dalla portualità si possono facilmente notare a Lido di Ostia Ponente, Anzio, Nettuno;gli unici che non causano danni particolari sono quello di Civitavecchia ( dove i Monti della Tolfa si gettano a mare) il porto romano lungo il braccio naturale del Tevere all’isola della Scafa, il porto canale di Rio Martino (il vecchio canale Mussolini della bonifica pontina) il porto di Gaeta) hanno dato il via a un incremento allarmante e preoccupante \n\ndell’erosione. Si è tentato inizialmente di contrastare il fenomeno erosivo con la politica dei ripascimenti, con pesanti conseguenze sulle casse regionali e giubilo per le casse di chi tali interventi effettuava. La politica dei ripascimenti in realtà ha conseguito risultati effimeri: bastava un po’ di libeccio teso per annullare i miseri risultati conseguiti. Come la tela di Penelope: tessuta il giorno disfatta la notte.\n\nUna intera classe politica variegatamente colorata ha perseguito la politica dell’uovo di oggi sacrificando la gallina di domani. Alla faccia dell’attuale Assessore al Turismo ( Stefano Zappalà, ex sindaco di Pomezia, ex deputato europeo) il turismo balneare ( che avrebbe potuto costituire una forte risorsa per l’economia regionale) versa in condizioni precarie. Lasciate aperte le porte della stalla, i buoi sono fuggiti e ora ascoltiamo i lai di vari amministratori, fra cui il Sindaco di Pomezia che chiede alla regione un rimborso danni per il crollo di una mal realizzata passeggiata a mare, costruita come un castello di carte poggiando una pesante soletta di cemento sulla sabbia senza procedere a fondazioni. Quando si violenta la natura, essa, come ci insegnano recenti tristi accadimenti, si vendica. Le conseguenze che paghiamo sono costose opere di ripristino che il più delle volte non sortiscono gli effetti desiderati. Non era meglio usare una maggiore accortezza prima di cementificare? \n\nIl nostro paese dispone di esperti di fenomeni erosivi marini: basta consultarli prima di realizzare opere che si annunciano distruttive (fra esse il realizzando nuovo porto di Fiumicino). Posso suggerire un’Istituzione: Istituto del Mare presso il CNR di Bologna ( Dr. Francesco Marabini) alla quale sottoporre il problema e cercarne la miglior soluzione possibile allo stato delle conoscenze attuali.\n\nMi auguro che sia il Presidente della Regione che il Direttore Generale dell’Assessorato regionale all’Ambiente vogliano prendere in considerazione quanto sopra esposto e, in nome di una trasparenza amministrativa, farmi avere le loro considerazioni; per quanto riguarda il Sindaco di Pomezia già sono anticipatamente conscio che il mio è un pio desiderio: alla faccia della trasparenza lui non risponde mai. Con viva preoccupazione per il futuro, porgo distinti saluti.\n\nValentino Valentini”