Una storia incredibile, fatta di violenza, brutalità ed estorsione. Il tutto ben congegnato in un piano spietato. Come dichiara la vittima, Antonello Ieffi al Messaggero: ”Non ho colto i segnali, non ho capito cosa si nascondeva dietro il sorriso di Tamara”.
Botte a un imprenditore per estorcergli 150mila euro: condannata l’ex di Daniele De Rossi
Tamara Pisnoli, spietata come un boss. Parla la vittima
Poi aggiunge di non aver compreso all’inizio cosa si celava ”dietro la sua simpatia e il mondo griffato che frequentava. Oggi però, rimettendo in fila tutto ciò che è accaduto, fino al giorno in cui sono quasi morto nel suo appartamento, ho le idee molto chiare”. L’imprenditore 44enne ha deciso di parlare all’indomani della sentenza definitiva, di raccontare la sua storia che lo lega in modo indissolubile a Tamara Pisnoli, ex moglie del rinomato ex giocatore giallorosso Daniele De Rossi e condannata, ora, a sette anni e due mesi per tentata estorsione. Una vicenda brutale, fatta di violenza, sangue, coltelli e minacce di morte. Il tutto era iniziato nel marzo del 2013, quando Tamara Pisnoli aveva chiesto di entrare in affari con Ieffi versando un bonifico da 70 mila euro. Ecco, di seguito, le sue parole riportate in una intervista rilasciata al Messaggero.
Come ha conosciuto Tamara Pisnoli?
A questa prima domanda di chiarimento, l’imprenditore 44enne risponde che all’inizio di tutto, lei era la fidanzata di un suo amico: ”O almeno io credevo così…”. Poi, il giornalista incalza, per capire meglio: ”Cioè?”, e lui: ”Oggi, alla luce dell’intera vicenda, ho la consapevolezza di essere finito in una trappola”. E poi aggiunge il suo sospetto maggiore: ”Ero un imprenditore in ascesa, avevo soldi e liquidità. Questo il suo fidanzato lo sapeva anche perché era stato lui a offrirmi una serie di servizi che avevo regolarmente saldato”.
Cosa è accaduto dopo?
Ma il peggio doveva ancora arrivare, l’imprenditore 44enne risponde: ”La situazione è precipitata in poche settimane. Tamara e il mio amico si sono lasciati, lei poco dopo mi ha chiesto di uscire dall’affare. Ci siamo incontrati in un bar e lei si è presentata con il fratello dell’ex fidanzato, Francesco Milano e con Francesco Camilletti”. Ed ecco che arrivano le complicazioni: ”I toni si sono fatti subito accesi e la richiesta non era solo per il bonifico della Pisnoli, ma di 200 mila euro. Mi sono alzato e ho detto che per i soldi, dovevamo procedere tramite gli avvocati”.
E poi, c’è stato il secondo incontro?
L’ultimo violento incontro: ”Sì. L’ultimo. All’appuntamento si sono presentate due guardie del corpo, li conoscevo bene perché erano nell’entourage dei Milano. Mi hanno costretto a seguirli e così sono finito in casa di Tamara, nel suo attico all’Eur”. Lì, in quel momento, Antonello capisce di essere davvero in pericolo: ”Una volta dentro sì. Lei era seduta e non appena sono entrato nella stanza ha dato l’ordine come un boss “questo non vuole pagare, pensateci voi”. Erano in sei e a turno mi hanno riempito di calci e pugni. Ho visto che si alzava, aveva uno sguardo gelido”.
Come è riuscito a salvarsi, alla fine?
L’imprenditore, dopo l’aggressione e il sequestro, ha dovuto fingere di essere morto per salvarsi, come dichiara: ”Continuavo a perdere sangue, con i due che mi hanno trascinato in macchina mi sono finto morto. Mi hanno lasciato a terra, su un marciapiede da dove ho chiesto aiuto. Poco dopo ho scoperto anche del passato criminale della famiglia di Tamara e del padre ucciso per un regolamento di conti”.