Caso Pamela Mastropietro. Proprio questa mattina, mercoledì 22 febbraio 2022, una nuova udienza si è tenuta davanti alla Corte di Assise di Perugia per il processo di appello bis incentrata sulla sola violenza sessuale di Innocent Oseghale, già condannato in via definitiva per aver ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro, la ragazza romana di 18 anni che si era allontanata dalla comunità di Corridonia e i cui resti furono poi rinvenuti in un trolley a Pollenza. Era un drammatico giorno di gennaio, di 5 anni fa.
L’udienza di oggi sull’ipotesi della violenza sessuale
Nel primissimo pomeriggio, dopo l’udienza, la corte si è ritirata in camera di consiglio per decidere, dunque, sull’ipotesi di violenza sessuale contestata a Innocent Oseghale. Di fatto, la procura generale ha chiesto espressamente che venga riconosciuto anche l’aggravante per l’imputato in questione. Ovviamente, per la difesa il fatto non sussiste. Ora, la sentenza definitiva è attesa in serata.
Gli striscioni fuori al Palazzo della Corte
Una giornata dall’alto valore, anche e soprattutto emotivo, apertasi con tanto di striscioni srotolati appena fuori dal palazzo della Corte di appello per ricordare la giovane Pamela: “Pamela grida giustizia e noi siamo la sua voce!”, queste le parole che erano riportate su di uno striscione, nello specifico. Un altro ancora, recitava: “Pena dura e certa per chi violenta, uccide, massacra, deturpa la vita altrui”. E un altro ancora: “Dopo cinque anni stiamo ancora aspettando giustizia! La disumanità non deve diventare normalità”. In aula, oggi, c’erano anche i suoi genitori. Lo sguardo perso nel vuoto, il dolore dentro che non ha più espressione. La madre, Alessandra Verni, indossava una maglietta con il suo volto.
Le testimonianze a porte chiuse
Durante l’udienza, poi, sono stati ascoltati anche due uomini, con i quali la ragazza avrebbe avuto dei rapporti prima di incontrare Oseghale. I due, comunque, nella precedente udienza non si erano presentati, precisamente il 25 gennaio come ricorda anche Repubblica. La decisione, alla fine, è stata quella di ascoltarli a porte chiuse, per “per tutelare la riservatezza”, e in considerazione del fatto che uno dei due è già caduto “vittima di clamore mediatico” e di “offese anche sui social”. Dunque sia il pubblico sia i giornalisti hanno dovuto lasciare l’aula. All’udienza, Oseghale non era presente. Il verdetto, come anticipato, è previsto per questa sera.
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