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Superbonus, cosa succede ai lavori in corso? Ultime notizie

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Superbonus e bonus edilizi e per l’efficienza energetica, si cambia tutto. Per i nuovi interventi non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. I lavori quindi andranno pagati e poi detratti dalle tasse, non sarà più possibile farsi fare direttamente lo sconto in fattura. Inoltre si spegne sul nascere l’esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati: non potranno più farlo.

Cosa succede ai lavori in corso con il Superbonus?

Sul tema superbonus «serve un confronto parlamentare» e il governo «non deve mettere la fiducia». Il nodo degli incentivi fiscali all’edilizia agita la maggioranza e preoccupa Forza Italia. L’intervento a “sorpresa” del governo Meloni spiazza il partito di Silvio Berlusconi, che ora chiede di poter intervenire in Aula sul provvedimento. Lo dice, parlando con l’Adnkronos, la deputata azzurra Erica Mazzetti, membro della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici ed esperta di tematiche legate all’edilizia.

La maxi-stretta con cui il governo interviene sul tormentato dossier del superbonus ha un duplice obiettivo: risolvere il nodo dei crediti, arrivati ormai a 110 miliardi, e «mettere in sicurezza i conti pubblici», ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Una mossa che però viene mal digerita dal settore, con le imprese che lanciano l’allarme: così, va all’attacco l’Ance, il governo affossa famiglie e imprese.

Il decreto e la cessione dei crediti

La mossa del governo, arrivata a sorpresa ieri con un’integrazione all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, è il decreto in materia di cessioni dei crediti di imposta relativi agli interventi fiscali. Due soli articoli, ma con misure d’impatto. Innanzitutto, lo stop totale a sconto in fattura e cessione del credito: d’ora in avanti per i nuovi interventi edilizi (ma non quelli già avviati) resta solo la strada della detrazione d’imposta. Arriva anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Uno stop che ferma di fatto un fenomeno che aveva preso piede da poco, ma che aveva avuto un certo seguito. Ma proprio questi acquisti, come ha evidenziato Eurostat, «avrebbero impatto diretto sul debito pubblico», ha sottolineato Giorgetti.

Il decreto affronta anche il nodo della responsabilità solidale dei cessionari. Che viene esclusa per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Questo per «eliminare le incertezze» che hanno frenato tanti intermediari dall’assorbire questi crediti, spiega il ministro, sottolineando come tutto l’intervento si sia reso necessario «per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata» che è finita per costare a 2mila euro a ciascun italiano. Ora l’urgenza è «riattivare la possibilità per gli intermediari nell’acquisto di questi crediti» rimasti incagliati, ha detto ancora Giorgetti, spiegando che nel mirino non c’è il superbonus, ma la cessione dei crediti d’imposta: una montagna da «110 miliardi», che deve essere gestita. Di qui l’appello alle banche per un’azione di sistema per coprire questo «bucone”.

La situazione per condomini e ville

Tutti quelli che hanno adottato la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori e hanno anche presentato la comunicazione di inizio lavori asseverata (la cosiddetta Cila), potranno ancora cedere all’impresa che effettua i lavori il credito di imposta. Di fatto effettuare le opere senza sostenere costi. Questo “salvacondotto” però, deve tenere conto dei paletti dello scorso novembre, quelli introdotti dal decreto n. 176 del 2022. Quel provvedimento stabiliva che, per poter usufruire anche nel 2023 del Superbonus del 110 per cento, era necessario aver presentato la Cila entro il 25 novembre del 2022 e aver deliberato i lavori nell’assemblea condominiale entro il 24 novembre. Questi due paletti restano validi.

Anche per le villette il nuovo decreto del governo salva lo sconto in fattura soltanto per chi ha già presentato la Cila. Ma va ricordato che nel caso delle case unifamiliari, da quest’anno sono in vigore dei paletti stringenti. Innanzitutto il bonus è sceso dal 110 al 90 per cento. Inoltre a poter usufruire dello sconto sono soltanto i nuclei familiari con un reddito non superiore a 15 mila euro calcolato con il meccanismo del quoziente familiare.

Crediti incagliati e truffe

Il decreto del governo prova, come detto, a risolvere anche un altro problema: quello dei crediti incagliati. Molti cantieri da mesi non riescono a partire perché le imprese non riescono a vendere i crediti fiscali alle banche che hanno esaurito i loro “plafond” per gli sconti. Il governo aveva già provato a sbloccare questo corto circuito, permettendo agli istituti di credito di poter cedere i crediti anche alle imprese loro clienti. Un meccanismo per esempio, utilizzato da Intesa San Paolo che ha siglato accordi per la cessione dei crediti con imprese come Autotorino e Ludoil in modo da ampliare i propri spazi per acquistare i crediti del Superobus. Ma questo sistema ha trovato un grande limite a causa di una serie di sentenze della Corte di Cassazione che hanno allargato il sequestro dei crediti derivanti da truffe, anche agli acquirenti in buona fede. Molte imprese interessate a comprare crediti dalle banche, insomma, sono state spaventate dal rischio di finire coinvolte loro malgrado in eventuali sequestri della magistratura pur avendo acquistato in buona fede dalle banche. Il decreto approvato ieri dal governo rimuove questo ostacolo.

Chi comprerà, o ha comprato, un credito fiscale non risponderà di eventuali truffe in solido con chi lo ha venduto, se dimostrerà di avere in suo possesso il titolo edilizio abilitativo degli interventi, la notifica preliminare dell’avvio dei lavori all’azienda sanitaria locale, la documentazione fotografica o video geolocalizzata che dimostri che le opere sono state effettivamente realizzate, le fatture e le ricevute comprovanti le spese sostenute. Per le imprese intenzionate ad acquistare crediti fiscali dalle banche, basterà farsi rilasciare un’attestazione dallo stesso istituto finanziario del possesso di tutta questa documentazione. Questa misura introdotta dal governo, dovrebbe permettere alle banche di cedere agevolmente crediti fiscali alle imprese clienti, liberando spazio per nuove operazioni in modo da far ripartire i cantieri bloccati.

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