Roma. Nemmeno per il funerale c’è stata pace. Per l’ultimo addio al piccolo morto a tre giorni dalla nascita nell’ospedale Sandro Pertini, c’è stato bisogno di attendere. Tempi dettati dalla burocrazia, la quale non fa sconti, neppure in un caso così lancinante e doloroso come quello di cui abbiamo parlato molto nelle scorse settimane. E invece, anche il funerali ha avuto degli intoppi, e si è dovuto celebrare con una settimana di ritardo in quanto all’anagrafe nessuno dall’ospedale aveva trasmesso la registrazione del neonato. Come denunciano i genitori nell’esposto presentato in Procura lo scorso 9 febbraio, anche in questo caso “va censurata la superficialità del nosocomio”, riportare la notizia anche Repubblica.
Sette giorni di ritardo per il funerale: ”Ennesima superficialità dell’ospedale”
Una vicenda drammatica che continua a colorarsi di sfumature dolorose. Il piccolo neonato, Carlo Mattia, era morto a soli tre giorni dalla sua nascita, quando si era appena affacciato alla vita. Una tragedia verificatasi nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, nella stanza 29 del reparto Maternità. La donna era stremata, stanca da parto e ore di travaglio, e si è addormentata, schiacciandolo. Nella denuncia, gli avvocati fanno sapere che la donna ”aveva chiesto più volte di poter affidare il suo bambino al nido di notte. La richiesta di aiuto è rimasta inascoltata”. Questo il nodo cruciale di tutta la vicenda e della denuncia dei genitori che avevano appena trovato il tempo di gioire della sua nascita. Intanto, poi, ecco che nell’esposto nato dai tre incontri con i legali, si sono raccolti anche episodi non penalmente rilevanti ma evidenziato e corroborano la tesi ella gestione poco attenta dell’ospedale.
Il piccolo non era registrato
Tra le diverso cose, anche quello che vi stiamo raccontando. Quando il 13 gennaio scorso i medici eseguono l’autopsia, la salma viene trasferita all’Umberto I ma “senza che i genitori venissero informati”. L’ennesimo atto di superficialità da parte della struttura, evidenziata in denuncia. Ma c’è un altro intoppo, ancora più doloroso: i genitori avevano già incaricato un’agenzia per l’ultimo saluto al piccolo, l’agenzia si è messa in moto, allora, per la richiesta dei documenti per il rilascio della salma. Ma proprio l’incaricato dell’agenzia delle onoranze funebri è poi venuto a sapere che “il riconoscimento del piccolo effettuato con regolarità dai genitori in ospedale, non era stato trasmesso e, quindi, l’ospedale non aveva comunicato all’anagrafe la richiesta di registrazione del neonato”. L’agenzia così si è ritrovata a chiedere la salma di un bambino senza nome. L’ennesima superficialità, una dimenticanza dell’ospedale che getta ancora più negatività sulla vicenda. Sono dovuti passare ben sette giorni prima che i genitori potessero dire addio al loro bambino durante un funerale ristrettissimo, il 20 gennaio.
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