Non ce l’ha fatta, il 65enne investito sulle strisce pedonali la sera del 30 dicembre proprio davanti al chiosco di fiori che gestiva a Roma, in via Tripoli, nel quartiere Africano. L’uomo, un cittadino egiziano residente in Italia ormai da tantissimi anni, stava attraversando la strada quando un’auto, una Opel Mari, lo ha centrato in pieno.
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Morto il fioraio di via Tripoli
Le condizioni dell’uomo sono apparse immediatamente molto gravi. Soccorso dai sanitari del 118, era stato trasportato in codice rosso all’ospedale Umberto I. Lì era stato ricoverato e i medici avevano tentato di tutto per salvarlo. L’uomo è rimasto in coma per due settimane ma oggi, a causa di un aggravamento del suo stato, è sopraggiunto il decesso.
Adesso per il conducente dell’Opel si potrebbe configurare il reato di omicidio stradale. Saranno gli inquirenti a valutare gli eventuali presupposti. Quel tratto di strada, come testimoniano gli abitanti del quartiere, è già stato teatro di numerosi incidenti e quello che ha visto coinvolto il 65enne è una tragedia annunciata. Via Tripoli, infatti, sarebbe considerata tra i punti più pericolosi della zona. I residenti affermano infatti che “tutti corrono” e “nessuno si ferma nei pressi delle strisce pedonali”.
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Il cordoglio del quartiere
Grande dispiacere del quartiere nel diffondersi della notizia della morte dell’uomo, conosciuto proprio per la sua attività di fioraio. “Un’anima bella e gentile con tutti, un grande lavoratore”, “Era una persona molto gentile”, “Un uomo gentilissimo, che tragedia”, questi alcuni dei tanti messaggi delle persone che acquistavano i fiori da lui o che semplicemente passavano davanti al suo chiosco. E poi tutti a prendersela con chi su quella strada corre troppo, senza rispettare i pedoni che attraversano sulle strisce pedonali. “Chissà quanti altri incidenti ci saranno ancora, se non mettono qualche dosso”, si chiedono i residenti. “Oggi ci sono stati altri tre incidenti mortali, ma sembra che non interessi a nessuno”, commentano ancora. E solo ieri un quarto incidente, sempre mortale. Un bollettino di guerra che sembra non avere fine.
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