All’interno del Decameron, l’opera celebre e famosissima di Boccaccio, sono racchiuse ben 100 novelle. Tra queste ce ne sono diverse che affrontano il tema del tradimento, per avere uno sguardo più introspettivo è bene consultare https://www.subito.news/attualita/
Chiariamo fin da subito il messaggio che lo scrittore eclettico e poliedrico voleva e, data l’attualità delle tematiche affrontate, vuole inviarci: sdoganare alcuni concetti e preconcetti fortemente legati alla morale familiare e sociale, invitando ad un’apertura laica della mente e del pensiero.
Guidato da questa concezione rivoluzionaria per quei tempi, Boccaccio ha deciso di dare vita all’opera in questione. I protagonisti sono dei giovani, precisamente 7 ragazze e 3 ragazzi che si incontrano a Firenze e poi decidono insieme di fuggire in campagna per allontanarsi dalla devastazione, desolazione e, in senso più ampio, dalla mondanità del capoluogo toscano per rintanarsi nella quiete, nella tranquillità e nel benessere. Per “ammazzare il tempo” raccontano delle novelle, ovvero delle storie.
Ricordiamo che la cornice che fa da perimetro alla loro fuga è la peste del Trecento. Insomma, quel gruppo di ragazzi è stato direttamente proporzionale a tanti giovani che durante il lockdown hanno deciso di “incontrarsi” su Skype o su Google Meet per raccontarsi e dialogare, vivendo, anche se in tempi differenti, la stessa situazione pandemica.
La quarta novella della terza giornata
La novella in questione racconta di una beffa ordita da una moglie ai danni del marito. Lei si chiamava Isabetta, lui Puccio ma data la sua estrema dedizione alla Chiesa e a Cristo, tanto da essere definito bigotto, si fece frate e assunse, quindi, il nome di Frate Puccio. Il terzo protagonista è un monaco, Don Felice.
Frate Puccio viene descritto come un uomo che parla costantemente di fede, come se esistesse soltanto quella nella sua vita; di contro, Isabetta era una donna giovane e bella che non veniva né soddisfatta né considerata. A quel punto, entra in gioco il Don che, trovando decisamente attraente la donna e godendo di buoni rapporto con Puccio, ideerà uno stratagemma assieme ad Isabetta, dando vita così ad un tradimento ingegnoso.
Infatti, Frate Puccio si rivolgerà proprio a lui per chiedere come avrebbe dovuto procedere per raggiungere il prima possibile il Paradiso. A quel punto, Don Felice gli dirà di restare sveglio e pregare tutta la notte in una zona ben precisa della casa, pentendosi a mani giunte dei suoi peccati. E così fece. Però, contemporaneamente, i due amanti, il Don e Isabetta, si godranno il proprio “paradiso” amoroso e passionale in un’altra ala della casa.
Il tradimento ingegnoso
Boccaccio non censura i suoi personaggi anzi, dà voce ai pensieri e alle situazioni che esistevano anche in quei tempi ma venivano occultati a causa della morale comune. Tra i tanti tipi di tradimento, è quello mosso dall’intelligenza, una virtù che domina le altre, a decretare la fattibilità dell’atto in sé.
Oggi, infatti, il traditore astuto, colui che progetta minuziosamente le proprie iniziative e le proprie scuse, riesce a venirne fuori illeso; quindi, non si fa scoprire dal partner. È di dubbia morale il compiacimento nell’aver ordito un tradimento simile, ma questa è una delle tante sfaccettature dell’essere umano: l’ingegno che architetta per raggiungere l’obiettivo del piacere e soddisfare il proprio desiderio.