Ci risiamo: una settimana e mezzo fa Anzio è tornata ad essere flagellata dal maltempo. Strade trasformate in fiumi con pericolose frane nell’asfalto, case, negozi ed edifici pubblici allagati e ricoperti dal fango, tombini straripanti e tutti i disagi che questi danni comportano. La lista finale dei maggiori disagi procurati dal maltempo (tra domenica 11 e giovedì 15 di questo ottobre) nelle zone di Anzio Centro, Anzio Colonia e Lavinio è quasi infinita.
Ad Anzio Centro i locali e gli edifici del Porto, Piazza Garibaldi e Via Gramsci sono stati invasi dalla pioggia. Su una via parallela a questa, Via Cupa, un cittadino ci ha raccontato che è stato costretto ha togliere il fogliame che ostruisce un tombino vicino alla sua casa. Se non lo avesse fatto non ci sarebbe stato riflusso e la sua abitazione si sarebbe allagato. Ma ha comunque visto tombini aperti dalle piogge con il relativo effetto domino di nuova acqua che invade le strade. Ad esempio proprio a Piazza Garibaldi, dove sembrava di vedere veri e propri gayser.
A Via delle Calcare, poi, cinque villini e la sede ferroviaria di zona sono stati completamente inondanti dalla fanghiglia. Le corrispettive cinque famiglie sono rimaste intrappolate per decine di minuti nelle loro abitazioni, che ora sono inagibili.
Uno dei residenti, indignato, ha annunciato: “Questa volta denunciamo il Comune…sa bene quale è il problema di questa zona tanto è vero che aveva previsto la realizzazione di un muro di contenimento e difesa dalle acque. E invece non è stato fatto niente e noi ci ritroviamo per la terza volta in tre anni a dover fare i conti con danni gravissimi. Ora basta!”.
E la rabbia di quest’uomo, seppur con toni molto più pacati, è condivisa anche dagli operatori sanitari dell’ospedale Riuniti, la cui camera mortuaria è divenuta impraticabile, e da studenti, professori e genitori dell’istituto Falcone (che ha già problemi di mancata manutenzione) dove dopo le infiltrazioni piovose per un giorno è mancata l’acqua.
Ad Anzio Colonia il quartiere Viale Marconi oltre alle decine di allagamenti, sulle le carreggiate delle strade, dove l’asfalto ha ceduto, si sono aperte enormi e pericolosissime buche. Per questo motivo il Comitato dei cittadini di Anzio Colonia e Marechiaro ha scritto al Comune per chiedere interventi di manutenzione e ripristino urgenti, lamentandosi poi per non aver visto provvedimenti entro i primi 4 giorni. Le operazioni richieste riguardano le fogne e il canalone che costeggia il didietro del tratto ferroviario che percorre il quartiere.
Infine l’associazione AnzioDiva, che si occupa di fare da mediatore critico tra cittadini e amministrazione comunale, ha pubblicato due segnalazioni che riguardano l’Istituto Collodi e un tratto stradale di Lavinio: in entrambi torna il problema dei tombini che si aprono.
Non è stato sufficiente il coordinamento immediato con le forze dell’ordine dopo la proclamazione dell’allerta meteo: solo per gli interventi di sistemazione a Via delle Calcari e il quartiere Viale Marconi il Comune di Anzio dovrà versare 130.000 euro. Aggiungendo poi i necessari lavori strutturali di potenziamento della rete di scarico idrico e di risoluzione di alcune singole criticità sulle strade, la somma potrebbe ammontare a circa un milione di euro.
Si tratta di una cifra molto corposa che, come abbiamo visto, si aggiunge all’esasperazione della popolazione locale: semplici abitanti, commercianti e dipendenti che non ce la fanno più a sopportare tali disagi.
Negli ultimi anni, infatti, non è così raro vedere la città piegata in due dalle cosiddette “bombe d’acqua”. Ma, anche guardando al recente passato, il 10 Agosto una forte tempesta aveva creato non pochi problemi, con il necessario intervento dei vigili del fuoco in numerose zone e una quantità di acqua sulle strade da incubo: più di 70mm.
Il sospetto, dunque, è che ci siano criticità e carenze strutturali che determinano un vero e proprio caos ad ogni precipitazione più corposa.
E non è difficile allora prevedere, che, nel prosieguo della stagione autunnale, nuove piogge in arrivo possano determinare ulteriori disagi e polemiche. Con spese aggiuntive per il Comune. L’unico modo di interrompere questo circolo vizioso, allora, è iniziare a risolvere i problemi di lunga durata.
Abbiamo posto la questione ad un membro di AnzioDiva che, innanzitutto, ha dichiarato: “L’amministrazione comunale non è in grado di gestire gli effetti del maltempo e lo dico sia in buona che cattiva fede”.
Poi ci spiega che i macro-problemi della “questione maltempo” sono principalmente due: nell’impianto fognario e nella realizzazione delle strade. Quindi, per lui, gli interventi tempestivi di tamponamento, in parte ci sono, ma queste sono questioni più ampie.
In relazione alla prima ci dice: “L’impianto fognario per acque scure c’è, ma quello per acque chiare manca…questo fa sì che ad esempio vicino alla Stazione di Lavinio non ci sia deflusso d’acqua e anche con un piccolo temporale si resta con 5cm d’acqua”.
E aggiunge: “Il problema esiste da quando è stato costruito l’impianto, anni 60-70, momento in cui si è edificato e non ci si è preoccupati di ciò che andava fatto prima. Ora in termini di denaro il lavoro sarebbe grosso”. Infatti, quando una volta ha provato a sollevare la questione all’ufficio tecnico del Comune, gli hanno risposto “Eh, chi ci da i soldi?!”.
“Ma- prosegue– c’è anche da dire che sarebbe un’operazione per il futuro…che politicamente non gli da ritorno…ad accendere i lampioni si ottengono più voti. Poi, è ovvio, anche gli altri prima di Bruschini non se ne sono occupati”.
La soluzione, allora, è fare lo stesso l’opera pubblica, ma “con un coinvolgimento almeno informativo della popolazione…cosa che Bruschini non fa mai”.
Il problema delle strade, invece, deriva dalla “cattiva qualità dell’asfalto, che si scioglie facilmente, ma anche dal fatto che si fanno riparare le strade da alcune ditte e poi non si controlla effettivamente il lavoro. Dopo l’assegnazione degli appalti sono le stesse ditte a guidare gli ispettori comunali che controllano l’operato, senza verifiche autonome a campione…e quando c’è corruzione avviene proprio questo. Fare le strade così costa di meno. Forse il problema sta nelle procedure, perché è così da anni”.
Infine l’intervistato rivela: “Quando ho visto questi forti afflussi d’acqua, ho dato un’occhiata alla geologia del luogo. C’è un invaso dove anticamente c’era un fiume che va da Padiglione al mare passando per Lavinio. E’ completamente urbanizzato. Si pensi cosa potrebbe determinare una bomba d’acqua… probabilmente come Associazione faremo una segnalazione al Comune”.
Tutto ciò si lega al fatto che “ad Anzio manca ancora un piano di protezione civile: durante gli allagamenti non ci sono punti di raccolta e strategie premeditate. C’è un funzionario della polizia municipale che ha il progetto in cassetto, ma non lo manda avanti”.
Ora sta all’amministrazione comunale la responsabilità di prevenire nuovi disagi affrontando i problemi strutturali, sforzandosi almeno di cercare le risorse necessarie per i lavori pubblici e modificando il sistema di controllo del manto stradale.