Ci siamo quasi abituati ad attraversare la strada, passare sotto i portici, senza renderci conto che lì vivono sempre più persone. Che ora dovranno iniziare a fare i conti con il freddo battente. Abbiamo dimenticato che dietro a quelle coperte, a quei rifiuti sparsi in strada e a quei giacigli di fortuna si nascondono degli esseri umani. Proprio come noi, sicuramente meno fortunati. Ma ugualmente con una storia di vita, un passato da raccontare. O forse da dimenticare. C’è chi vive in strada per scelta, quasi come se fosse una sorta di anarchia. Chi, invece, la scelta non ce l’ha ed è costretto a stare lì, su quei marciapiedi che diventano delle ‘case’. Proprio come è successo a una signora, una senzatetto straniera che da anni, ben cinque, ‘vive’ sulla Circonvallazione Gianicolense. Sull’asfalto, in una situazione sempre più di degrado. Tra la rabbia dei cittadini e dei commercianti di zona, che vorrebbero fare qualcosa per aiutarla, l’indifferenza di chi ormai è quasi rassegnato a vederla lì. E i continui rimpalli di responsabilità di una giustizia lenta, di una burocrazia che volta le spalle ai bisognosi.
Nessuno interviene per aiutarla
Le ultime immagini scattate alla donna fotografano, purtroppo, bene la situazione. Lei è riversa a terra, sull’asfalto, in posizione fetale ed è coperta con un telo di plastica. Quasi come se quello fosse uno scudo, l’unico riparo dal freddo, dagli occhi indiscreti. E da se stessa. Certo se ne vedono tanti di senzatetto, ma qui tutto sembra precipitare: tutti sanno della presenza della donna, che tra l’altro è anche anziana. Ma nessuno interviene. E quei pochi che lo fanno, che cercano di aiutarla per toglierla dalla strada, non hanno i mezzi a disposizione.
“La situazione è ben nota ai vigili urbani, alle forze dell’ordine, agli assistenti sociali. Questa persona vive sulla Circonvallazione Gianicolense tra una cinquantina di bottiglie di alcol. Lei è incapace di intendere e di volere. La dipendenza è evidente, dorme sull’asfalto senza avere una sussistenza reale. Ed è lì, tra le sue feci e le sue urine” – ha raccontato ai nostri microfoni Elena Montorzi, residente e volontaria della Croce Rossa. Che sta cercando in tutti i modi di aiutare la donna, che ormai non è in grado di badare a se stessa. “I Vigili intervengono, chiamano l’ambulanza, ma nessun medico, almeno finora, ha dichiarato la donna psicologicamente incapace di intendere e di volere”.
Quindi la senzatetto ritorna lì, sul ‘suo’ marciapiede, a pochi passi dalla fermata dell’autobus. Mentre la vita di tutti corre frenetica, la sua resta ferma tra un cassonetto e l’altro da svuotare e i fiumi di alcol. “Lei a volte rifiuta l’ambulanza, ma questo non è il sistema giusto. Ci deve essere una persona che coordini e segua tutto il percorso. La donna è incapace di essere autosufficiente, occupa anche il suolo pubblico e va convinta. Altrimenti andrebbe eseguito un TSO”. Tutto pur di aiutarla, di metterla al riparo. Di salvarla. Perchè la senzatetto ha bisogno di un ricovero, di un posto caldo dove disintossicarsi, riprendere in mano la sua vita. E trascorrere i suoi giorni lontano da quell’asfalto e da quel marciapiede che da 5 anni sono diventati ‘casa sua’.
Siamo ancora umani?
C’è chi sta provando ad aiutarla, chi invece passa di lì, la vede e la fotografa. Quasi rassegnato e abituato, quando in realtà di normale in tutto questo non c’è nulla. “La signora potrebbe morire da un giorno all’altro, è sola, completamente allo sbando, non è cosciente di se stessa, gira tra un cassonetto e l’altro” – ci ha spiegato la volontaria della Croce Rossa. “Sono 5 anni che la situazione è questa, va peggiorando“. E la domanda sorge spontanea: la responsabilità, se dovesse succedere qualcosa, di chi è? È di chi si è voltato dall’altra parte? Di chi ha scaricato la responsabilità su altri enti, quasi a dire: ‘non è di nostra competenza’?. In ballo c’è la vita di una persona, che sembrerebbe valere poco. Ma chi e perché decide quando e come aiutare chi ne ha bisogno? È normale lasciare lì una donna anziana, tra le sue feci e urine su un marciapiede, che tra l’altro, è di tutti?
“La donna ha bisogno di un’assistenza efficace e risolutiva”. Per se stessa. E forse per tutti noi, che siamo sempre più abituati a una normalità. Che di normale non ha nulla. E che è sempre meno umana.