Occhi puntati sulla prima manovra del governo Meloni. Sono numerose le misure al vaglio dell’Esecutivo: si va dall’abbassamento dell’Iva su pane, pasta, latte, assorbenti, alla stretta sul Reddito di Cittadinanza passando per il nodo del Caro Bollette che in questa partita gioca la parte del leone. Ad esso sono infatti dedicati 21 dei 30 miliardi che andranno a comporre la Legge di Bilancio. Il passaggio del documento pragmatico di Bilancio in consiglio dei ministri è previsto per lunedì.
Le parole del sottosegretario Durigon
‘Proporremo una quota ponte che è quota 41, che inizia con un paletto degli anni. È necessario perché una riforma pensionistica strutturale così complessa, con tanti sistemi di fuoriuscita, credo vada messa a regime con un confronto’. Queste le parole a Skytg24 del sottosegretario leghista Claudio Durigon che poi precisa: ‘abbiamo creato questa formula di 41 e 62’ che si riferisce, rispettivamente, agli anni di contributi ed anagrafici necessari per uscire dal lavoro. Il sottosegretario ribadisce poi che ‘serve una riforma pensionistica complessiva che lanci definitivamente quota 41’.
Cosa cambierebbe? I limite anagrafico a 62 anni
Ma quale sarebbe la novità con l’introduzione di Quota 41? Essa permetterebbe di andare in pensione avendo raggiunto i 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Va, tuttavia, detto che senza limiti anagrafici la misura costa troppo per una legge di bilancio che, così com’è pensata, deve destinare 21 miliardi per fronteggiare il caro bollette. Ora, introducendo il limite anagrafico di 62 anni si arriverebbe a quota 103 (62 anni ai quali vanno sommati i 41 di contributi) che sostituirebbe l’attuale 102 impedendo al contempo il ritorno alle Legge Fornero.