In comune avevano due cose: lo stesso tasso d’interesse applicato alle loro vittime – il 10% mensile, ovvero il 120% annuo – e il presentarsi come persone affidabili. E le due cose, contrastanti tra loro, riuscivano a coesistere grazie al meccanismo di sudditanza, dovuto alla paura e al bisogno, che si instaurava in chi incappava in loro.
Gli ‘strozzini’ arrestati grazie all’imprenditore anti-usura
Sono 4 gli usurai arrestati negli ultimi mesi a Pomezia grazie alle denunce di un imprenditore della zona, Basilio Bucciarelli. Per tutti adesso è arrivato il momento del processo. Tranne che per un imputato, già processato. Si tratta di Sergio Cizmic, arrestato il 27 dicembre 2020. L’uomo è stato condannato a seguito di rito abbreviato il 22 giugno 2021: il giudice gli ha inflitto 3 anni di reclusione e una multa di 6 mila euro, oltre al risarcimento della parte offesa. Ma vediamo nel dettaglio cosa succederà nei prossimi giorni.
I processi
Il 7 dicembre ci sarà il processo con rito abbreviato per il 66enne Pasquale Lombardi, arrestato il 4 gennaio 2022 con ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale ordinario di Roma, Direzione Distrettuale Antimafia, per reati di usura ed estorsione con metodo mafioso. Attualmente Lombardi è detenuto nel carcere di Frosinone, al regime di alta sicurezza. Il 19 dicembre sarà la volta di Raffaele Tranchino. Anche per lui ci sarà, come scelto dall’imputato, il rito abbreviato. Due mesi dopo, il 17 febbraio, sarà invece Francesco Lomasto a doversi presentare in tribunale: per lui ci sarà l’udienza finale del processo iniziato a ottobre 2021. Nonostante l’agguato con sparatoria del 14 giugno 2022 e le minacce subite, Basilio Bucciarelli ha deciso di costituirsi parte civile nei processi nei confronti degli usurai.
Raffaele Tranchino, niente minacce: bastava la nomea
Come gli altri, Tranchino era l’amico che ti toglieva dai guai. Quello che, quando banche e istituti di credito non davano speranze, apriva il portafogli e magicamente trovava la somma necessaria per risolvere i problemi economici di chiunque. Salvo poi finire nella sua rete. Ma lui, al contrario degli altri strozzini, aveva una peculiarità: nessuna minaccia esplicita. Per farsi pagare bastava la sua nomea, oltre al tono della voce e allo sguardo. Adesso Raffaele Tranchino, 72enne di origine napoletana ma trapiantato a Pomezia, dovrà raccontare la sua versione al giudice il 19 dicembre. Dopo essere stato arrestato dai carabinieri di Pomezia, la mattina del 6 luglio, l’uomo – attualmente detenuto ai domiciliari – ha infatti scelto il rito abbreviato, che gli consentirà un notevole sconto di pena. In questo processo si sono costituiti parte civile la società antiracket Algisa e tutte le parti lese.
Dagli affari della Cosca Di Lauro a Scampia fino all’usura a Pomezia
Tranchino, legato alla cosca Di Lauro e tra gli indagati della faida di Scampia, dopo aver lasciato Napoli si era trasferito a Pomezia. Qui, tra i vari “affari”, ne aveva intrapreso uno in particolare, quello dei “prestiti a strozzo”. Da anni aveva creato un vero e proprio giro proficuo, con diversi clienti che vedevano in lui un benefattore. Non chiedeva garanzie, né firme su documenti. Ma quello che le ignare vittime non riuscivano a comprendere era la reale entità degli interessi praticati dall’uomo. E, soprattutto, ignoravano il fatto che non sarebbero mai uscite dal vortice in cui erano precipitate. Perché quello che stavano pagando erano gli interessi, mentre la quota capitale si erodeva in maniera infinitesimale.
Quattro usurai per un imprenditore: tutti denunciati
Tranchino avrebbe potuto tranquillamente continuare la sua “carriera” di usuraio se non avesse fatto un prestito – oltretutto di notevole importanza – a Basilio Bucciarelli, imprenditore pometino nel settore dei mobili e dell’immobiliare. L’imprenditore, a seguito di seri problemi con il fisco, al quale doveva oltre un milione e settecentomila euro, si ritrova con i conti bloccati e con la necessità di reperire nel più breve tempo possibile questi soldi per saldare i conti. Le banche, però, non lo aiutano, nonostante il notevole patrimonio immobiliare a sua disposizione, proprio a causa dei conti bloccati. Si rivolge quindi ad alcuni “amici”. Persone fidate.
E, chi più, chi meno, con grosse disponibilità economiche. Tra loro figura l’ex pugile Francesco Lomasto. Anche se ufficialmente vende alimentari in un banco al mercato, in realtà il suo lavoro è un altro. La storia è nota e si conclude con l’arresto, nel maggio del 2020, dell’ex pugile, colto in flagrante mentre si faceva pagare una rata del “prestito” con due orologi di pregio, dal valore di 33 mila euro. La denuncia parte proprio da Bucciarelli, che a Lomasto, per un prestito di 250 mila euro, ha già dato 350.000 euro come pagamento degli interessi, più regalie varie. Bucciarelli, per far fronte al debito con Lomasto, chiede 50 mila euro a Sergio Cizmic, che con la sua vittima vanta amicizie nel campo rom di Castel Romano. Per lui l’arresto scatta a pochi mesi di distanza da quello di Lomasto.
Le due operazioni, infatti, vanno avanti quasi simultaneamente. Ma i 250 mila euro di Lomasto e i 50 mila di Cizmic, dati sempre al 10% di interesse mensile, non bastavano di certo a coprire il debito con Equitalia. Bucciarelli, anche perché doveva pagare i due strozzini, si era rivolto a un altro “amico”, Pasquale Lombardi. Anche lui conosciuto dalle forze dell’ordine perché coinvolto nell’inchiesta Equilibri, quella che vedeva decapitare il Clan mafioso dei Fragalà e per la quale il Tribunale di Velletri lo avrebbe poi condannato a 7 e 6 anni di reclusione per estorsione con metodo mafioso. Lombardi presta a Bucciarelli 100 mila euro. Anche qui gli interessi sono al tasso del 10% mensile e nel giro di poco tempo l’imprenditore restituisce quasi 200 mila euro, ma per l’usuraio ancora non bastano. Ecco allora che Bucciarelli denuncia pure lui. Che viene arrestato nel mese di gennaio 2022. Non è però finita. Bucciarelli, anche se – si scoprirà – da quando è stato arrestato Lomasto non ha più pagato nessuna rata agli strozzini, impauriti dalla fama che si è fatto di “imprenditore antiusura”, è ancora sotto scacco di un usuraio. Si tratta appunto di Raffaele Tranchino.
25 mila euro al mese di interessi
A partire dal maggio 2018, fino al luglio 2019, suddivise in 5 tranche, Tranchino gli presta in tutto 250 mila euro. Il tasso d’interesse, neanche a dirlo, è del 10%. In pratica, a luglio del 2019 l’imprenditore arriva a pagare, solo di interessi, 25 mila euro al mese. In due anni diventano 400 mila euro. E la quota capitale scende di pochissimo. Oltre a Tranchino, ci sono da pagare anche gli altri strozzini. Bucciarelli non sa più dove prendere i soldi. Lomasto e Lombardi lo minacciano in maniera pesante. E qualcuno lo picchia. Arrivano pure le minacce ai familiari. L’unico che usa parole “gentili” è proprio Tranchino. Lui non sembra avere bisogno delle minacce. Gli basta lo sguardo per incutere timore. Non ha mai usato i toni degli altri. Eppure mette paura lo stesso, come e più degli altri.
Le intercettazioni: “Ti vengo incontro a te e tu mi vieni incontro a me”
Tranchino usa metodi diversi. Quando alla fine Bucciarelli denuncia Lomasto e lo fa arrestare, l’usuraio si spaventa. Sta lontano per un po’, non si fa pagare per un anno. Poi torna alla carica quando pensa che le acque si siano calmate. Non sa ancora che sono stati denunciati anche Lombardi e Cizmic. E pure lui. Nel febbraio del 2021 incontra l’imprenditore e chiede il saldo. “I conteggi falli stessi tu – gli dice – Non ho avuto niente”. L’imprenditore, incredulo, ribatte di aver pagato anche 25 mila euro al mese. “Erano quando al principio tu facevi l’operazione che i portavi i 5mila a settimana”, replica l’usuraio, provando a fargli credere che i soldi vanno restituiti a una fantomatica “signora”.
Poi gli dice che deve restituire ancora 200 mila euro. In pratica quasi tutto il debito. L’imprenditore contesta e Tranchino gli dice: “Vogliamo fare una cosa? Vogliamo chiudere tutto? Ti vengo incontro a te e tu mi vieni incontro a me. Dammi la mano da uomo, però. Tutto al 50%”. Bucciarelli gli chiede 48 ore di tempo per pensare. Dopo due giorni i due si incontrano di nuovo. Fanno un riepilogo dei pagamenti effettuati, ma per l’imprenditore pagare altri 100 mila euro sembra troppo, dopo aver sborsato già 387 mila euro. Chiede di scendere a 70 mila. “Ma ti sto facendo un regalo” – ribatte Tranchino – Ti sto regalando 150 mila euro!”. “Quindi quello che ti ho dato non conta?”, chiede Bucciarelli. E lui: “Tu a me.. se era.. da cristiano e da uomo, dovevi dire: Senti Raffaé, io ti devo sempre dare i soldi”. E poi gli dice anche “Io mica voglio niente, mica ho bisogno dei 70 mila euro tuoi!”, per poi accordarsi per quella cifra.
Le altre vittime
I carabinieri mettono sotto osservazione il napoletano e si accorgono che ha altre vittime. Ma sono proprio queste a opporre resistenza. Tranchino è quasi un eroe nazionale. È quello che li salva quando tutti gli altri voltano le spalle. Per questo non vogliono denunciare. Solo due di loro prendono coraggio e iniziano a raccontare. Le loro storie ve le abbiamo raccontate qui: si tratta di un commerciante nel settore alimentari e una privata cittadina. Due storie diverse, ma con punti in comune. La difficoltà economica e l’impossibilità di uscire da una rete in cui si cade quasi senza accorgersene. Il primo chiede un prestito da 100 mila euro. Restituisce una cifra che non riesce neanche a quantificare: enorme, ma non conteggiata esattamente. Più una villa in Sardegna, dal valore di 500.000 mila euro. La seconda invece ha bisogno di una cifra che potrebbe sembrare irrisoria, rispetto agli altri: appena 5.000 euro.