Siamo nati e cresciuti in una società che ci insegna che dobbiamo essere leoni, che non dobbiamo abbassare la testa davanti a nulla, che non dobbiamo arrenderci e dobbiamo lottare, che non possiamo fermarci, che dobbiamo andare avanti, che dobbiamo manifestare i nostri ideali e non dobbiamo mai negare le nostre opinioni, dobbiamo portarle avanti ed essere primi, in tutto, sempre. Ed è così che in mezzo a queste regole, ci fanno studiare, diplomare, laureare e poi si contraddicono, negandoci quello che ci spetta di diritto. Ci chiudono la porta in faccia facendoci perdere la nostra identità, e non parlo, purtroppo, solo di quella professionale. Abbiamo poca esperienza, ne abbiamo troppa, non andiamo bene perché siamo troppo giovani o forse troppo vecchi, perché non siamo quello che cercano, perché “pretendiamo” che ci vengano pagati i contributi o uno stipendio che ci permetta di andare via da casa prima dei 30 anni. Quando non ci riusciamo proviamo anche a metterci in proprio, ma non veniamo agevolati, tutt’altro; veniamo massacrati da talmente tante tasse che per i primi anni sono poche le entrate e troppe le uscite. E davanti a tutto questo scempio, che definirlo tale pare riduttivo, non ci si può fermare, perché noi siamo i giovani leoni di un’Italia che si sta riprendendo dalla crisi – come no?! – manifestare il nostro sconforto è da deboli e i deboli in questa società non sono ben accetti.
Ci dicono che non dobbiamo smettere di combattere per i nostri sogni, e mentre affermano queste parole sono consapevoli che riuscirci è un’impresa, soprattutto dinnanzi ad una realtà priva di meritocrazia, composta da incompetenti che prendono il nostro posto perché figli dello zio, del nipote, dell’amico del pezzo grosso, contratti inesistenti, contributi non pagati, stipendi da fame e pensioni che chissà se e quando riusciremo ad arrivarci. Non dobbiamo rinunciare ai nostri sogni, ma è già tanto se riusciamo ad arrivare a fine mese, e alla classe politica, di questo dettaglio, non gliene può fregare di meno. Loro, con quegli stipendi da 15/20 mila euro al mese, parlano di traguardi e sogni perché se lo possono permettere, inconsapevoli nel limbo in cui beatamente vivono, che quando si arranca per riuscire a pagare ogni spesa i sogni vengono chiusi in un cassetto e la chiave buttata nel cesso. Esagero? Non penso.
Affitto/mutuo, luce, gas, acqua, condominio, linea telefonica e internet, rata auto, posto auto – altrimenti mi tocca parcheggiare a Londra e prendere l’aereo per tornare a casa – assicurazione della stessa una volta all’anno, bollo. A gennaio il canone Rai – mortacci loro – rata mobili – sì, da qualche parte bisognerà pur sedersi e dormire – beni di prima necessità, dallo spazzolino da denti al cibo per nutrirsi. Quindi fai la spesa a tappe: la frutta la compri al mercato che costa meno, i detersivi da Risparmio Casa, la pasta nell’altro discount, quello che ha sempre sconti, così da evitare di spendere 50 euro per un sacchetto biodegradabile pieno di “niente”. Una pizza ogni tanto la vuoi mangiare? Va bene anche un cinese – non in carne ed ossa – ma non è detto che si possa fare. La TV satellitare non la vogliamo? Aggiungiamo quindi anche Sky per vedere Grey’s Anatomy e X-Factor e pure qualche spesa imprevista, come quelle per sistemare il portone del palazzo che si è rotto proprio a fine mese, il veterinario per gli amici pelosi o magari un cavolo di mal di denti.
Ok. Da ragazzina ero una sognatrice, una di quelle vere, molto più di oggi che, nonostante tutto, non riesco a smettere di fantasticare ad occhi aperti. Ero una di quelle che “i soldi non fanno la felicità”, “due cuori e una capanna” etc. Ci credevo, sul serio! Crescendo, quella stessa capanna è stata abbattuta dalla società che mi vuole leonessa e ho capito che sì, la favoletta è pure carina, ma la realtà dei fatti, purtroppo, è n’altra roba. E ok, non dobbiamo rinunciare ai nostri sogni, dobbiamo combattere, i soldi non fanno la felicità e bla, bla, bla… Com’è anche vero che i soldi non regalano la salute, ma senza un lavoro non hai stipendio e senza stipendio non hai il denaro utile per curarti in caso di malattia, e nemmeno quelli per pagare l’affitto o il parcheggio dell’auto per andare a fare una passeggiata in centro al sabato pomeriggio; quindi poi prendi la multa, imprechi, e dopo qualche mese ti ritrovi Equitalia nella cassetta delle lettere. Smettiamola di farci prendere in giro, ma soprattutto mettiamo fine quest’ipocrisia spicciola che ci fa sentire in colpa ogni volta che desideriamo quella piccola serenità di cui ci hanno privato ma che ci spetta di diritto. Diciamo le cose come cavolo stanno: stiamo continuando a farci fottere il futuro, perché senza soldi spesso passa la voglia di realizzare i propri sogni. Il lavoro è dignità, il futuro è il diritto di ogni singolo. E ok, il denaro non farà la felicità, ma paga l’affitto e le bollette, alleggerendo realmente la vita e i pensieri. E scusatemi, ma al giorno d’oggi questo non è poco.
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