Emergono sempre più dati sconcertanti riguardo il terreno su cui dovrebbe sorgere il termovalorizzatore voluto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Dopo l’offerta da parte di un altro venditore a una cifra inferiore di circa 3 milioni di euro per un terreno con le stesse caratteristiche in un luogo limitrofo, ecco che si scopre la cifra di acquisto originaria dell’area.
Attraverso una ricerca catastale, infatti, abbiamo trovato la cartografia originale del terreno per il quale l’Ama, l’azienda municipalizzata che si occupa del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti nella Capitale, ha avuto il mandato di acquisto. Prezzo offerto 7.462.275 euro. Si tratta di un’area di circa 10 ettari non interamente industriali intestata all’Immobiliare Palmiero. Gli atti di acquisto originali risalgono al 2002, il 5 aprile e il 18 dicembre: uno, di circa 7 ettari, è stato stipulato al costo di 475.140 euro. L’altro per la somma di 350.000 euro. La differenza tra i due riguarda la destinazione d’uso. Non tutto il terreno, infatti, è industriale, ma solo una parte. Totale speso dalla Palmiero per l’affare 825.140 euro.
Rivalutazione di 7 milioni di euro in 20 anni
Anche se sono passati venti anni, la rivalutazione del terreno sembra eccessiva, calcolando anche la crisi economica del periodo che stiamo vivendo e che ha calmierato i prezzi del mercato immobiliare. Al prezzo di dei quasi 7 milioni e mezzo di euro, per le casse di Ama vanno aggiunti anche quelli da spendere per l’intermediario. Il terreno, infatti, lo sta gestendo un’agenzia, in quanto una degli eredi del fondatore della Palmiero, la moglie del defunto, vive all’estero, in Francia. E per l’affare è stata incaricata l’agenzia immobiliare Meci Srl. A cui andrà, come da contratto, il 3% dell’importo che verrà stipulato, ovvero ben 223.868 euro. Un affare non da poco. Fatto con i soldi dei cittadini, che si sommano ai 7 milioni e mezzo.
Possibile che non c’era modo di risparmiare? Non esistono terreni più economici? Le quotazioni in quella zona parlano di cifre notevolmente più basse. E addirittura la società agricola Nifen di via Ardeatina ha scritto al Cda di Ama, offrendo un terreno meno costoso e senza problemi di vincoli e fossi, probabilmente anche migliore nella logistica e di minore impatto sul territorio, a meno di metà prezzo: 3 milioni e mezzo. Un risparmio di 4 milioni di euro.
I dubbi
Perché, allora, ci si ostina a voler comprare per forza “quel” terreno? E poi, ovviamente, la scelta del posto. Al confine con i Comuni di Pomezia, Albano e a un passo dal territorio di Ardea (a poco più di un chilometro sorge il centro logistico di Amazon), tutto è fuorché Roma, anche se ricade territorialmente sulla Capitale. Quindi per i residenti dei tre Comuni più vicini, che subiranno l’andirivieni dei camion ricolmi di spazzatura provenienti da Roma, non ci sarà alcun vantaggio, cosa che invece spetterà a chi vive nella Capitale, contro invece gli eventuali svantaggi che l’inceneritore potrebbe comportare.
Ci sono poi altri dubbi, legati a fossi e vincoli. Su questi ultimi ultimi c’è il parere favorevole della Soprintendenza ai beni archeologici all’edificabilità: nonostante questo, sono in corso delle verifiche per appurare che sia tutto a posto. Riguardo invece il fosso che risulterebbe deviato per evitare allagamenti e mai ripristinato come in origine, sono state presentate due interrogazioni da parte del consigliere capitolino della Lega Fabrizio Santori. Per l’esponente leghista sorge anche un altro dubbio, ovvero che il terreno scelto sia troppo piccolo per la realizzazione di un impianto che deve bruciare ben 600mila tonnellate di rifiuti l’anno. “Se lo confrontiamo al termovalorizzatore di Brescia, che tratta 500mila tonnellate l’anno, dobbiamo renderci conto che è stato realizzato su un terreno di 16 ettari. Come può un impianto che ne deve bruciare 100mila in più essere collocato in uno spazio di gran lunga inferiore?”, si chiede il consigliere.
La cartografia
L’ortofoto in nostro possesso mostra il corso del fosso della Cancelliera deviato. Nella piantina della compravendita il fosso scende regolarmente a tagliare il terreno. Adesso, invece, come si vede bene dalla foto, il fosso costeggia l’area. Tale deviazione è regolare o è un lavoro abusivo? Qualcuno ha controllato che siano stati rilasciati i permessi di un’eventuale deviazione del fosso? O, al contrario, potrebbero esserci stati abusi che non sanati? Ci chiediamo dunque se sia regolare stipulare un atto d’acquisto prima di effettuare tali verifiche. E se, in caso di abuso, se sia regolare stipulare l’atto in presenza di abusi.
Chi vuole il termovalorizzatore?
Ma chi appoggia il termovalorizzatore che Gualtieri ha promesso ai romani? Con le dimissioni di Zingaretti – che comunque si è sempre dichiarato contrario a questo tipo di impianti – il suo successore, in caso di vittoria del centrosinistra, sarebbe l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Che, come prima mossa per la sua campagna elettorale ha detto di non volere il termovalorizzatore. Sicuramente un modo per avvicinarsi nuovamente al Movimento 5 Stelle e tentare di ricucire l’alleanza in vista del voto alle regionali, anche se l’esito è stato un flop. Ma intanto lo ha detto.
Quindi sicuramente da parte della Regione non ci sarà alcun appoggio al termovalorizzatore. Gualtieri dovrà vedersela da solo. Con il benestare del suo partito, d’accordo sin dall’inizio che abbia tolto le castagne dal fuoco all’ente superiore grazie ai poteri speciali derogatori che gli sono stati conferiti dal Governo. E che i cittadini pagheranno a caro prezzo. Almeno 4 milioni in più.