Il Governo Meloni, che si è insediato da poco, continua a lavorare. E da giorni, ormai, non si fa altro che parlare del reddito di cittadinanza, quel contribuito voluto dal Movimento 5 Stelle e che è stato oggetto di discussione anche (e soprattutto) durante la campagna elettorale. C’è chi vorrebbe eliminarlo del tutto, chi invece vorrebbe mantenerlo a patto, però, che vengano rispettati dei requisiti.
Cosa cambia per il reddito di cittadinanza con Giorgia Meloni
Giorgia Meloni non vorrebbe abolire del tutto il reddito di cittadinanza, ma vorrebbe che questo venisse percepito solo da chi effettivamente non è in grado di lavorare. Tutti gli altri, invece, potrebbero presto fare i conti con delle novità. “Chi ha tra i 18 e i 59 anni, senza minori a carico, ed è in grado di lavorare perderà l’assegno legato al reddito di cittadinanza, anche se non immediatamente. Lo manterranno, invece, gli invalidi, chi è in difficoltà, chi ha minori a carico senza avere adeguati mezzi di sostentamento” – ha detto il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Quindi, chi ha meno di 60 anni ed è in grado di lavorare potrebbe presto non ricevere più il reddito di cittadinanza, quel contributo tanto discusso e chiacchierato.
Decreto aiuti del Governo Meloni: superbonus al 90%, dal caro bollette alle pensioni, le novità
Tutte le mosse
Come ha spiegato il leghista Claudio Durigon ai microfoni del quotidiano La Stampa l’obiettivo, in questo modo, è quello di ‘spronare i percettori del reddito facendo capire loro che l’obiettivo non può essere incassare questo sussidio a vita, ma piuttosto cercare assieme allo Stato un lavoro”. In ogni caso, come ha ricordato Affari Italiani, nel programma elettorale di Fratelli d’Italia una voce era dedicata a questo contributo. E alla sua abolizione per introdurre un nuovo strumento, che vada a tutelare i soggetti senza reddito, quelli che non riescono a lavorare, i disabili, gli over 60 e con minori a carico.
Ora, quindi, non resta che capire cosa deciderà di fare Giorgia Meloni. Anche se sembra sempre più probabile l’ipotesi che il sussidio venga abolito. O meglio, vada nelle tasche solo di chi ne ha davvero bisogno. Non in quelle di chi ha tutte le carte in regola per lavorare.
Bonus in busta paga fino a 3.000 euro: a chi spetta e come funziona